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La vigna sul lago del tempo
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Enologo francese e storico ammiraglio inglese per un poco noto vino di Sicilia
L’amico Renato Gangemi, sommelier AIS e titolare dell’enoteca Vin-canto di Zaffarana Etnea, che raccomando a tutti coloro che amano come me i vini della Muntagna e non hanno la possibilità di procurarseli là dove vivono, mi ha mandato questo articolo che questa volta ci porta indietro nella storia nell’Ottocento, all’epoca dell’Ammiraglio Nelson. Buona lettura!
Esistono storie in cui realtà e natura si fondono indissolubilmente e si consegnano al tempo ed alla memoria sapendo che la loro immortalità le preserverà per sempre. Ed esistono luoghi che sembrano fatti apposta per custodire queste storie importanti, che narrano di antichi fasti, di cruente battaglie e di un passato che non deve essere cancellato.

La Sicilia, terra di dominazioni e di infiniti intrecci storici, alla fine del 1700 si trovava sotto il controllo del Re Ferdinando di Borbone, la corte del quale risiedeva a Napoli. Nel dicembre del 1798, a causa di un’insurrezione giacobina, inizialmente sostenuta dalla Francia, l’Ammiraglio Horatio Nelson intervenne, al comando di una doppia flotta britannico-portoghese per salvare il re borbonico, consegnandogli perfino i fautori della rivolta ed impedendo così alla flotta francese di controllare il Mediterraneo. La riconoscenza di Re Ferdinando, nominato nel 1816 Re delle Due Sicilie, si tradusse per Nelson nel titolo di Duca di Bronte, la più vasta e ricca proprietà dell’epoca, che si estendeva per oltre 25.000 ettari.
L’Ammiraglio tuttavia non ebbe il privilegio di vedere prosperare queste terre, poiché morì durante una battaglia nel 1805, ma aveva inviato in loco un suo amministratore di fiducia, al quale aveva affidato l’incarico di trasformare i terreni abbandonati in vigneti. Il progetto era ambizioso: creare un polo vinicolo che potesse fare concorrenza ai vini portoghesi, spagnoli ed allo stesso Marsala, che venivano commercializzati in tutto il mondo.
Fu chiamato quindi da Carpentras, vicino ad Avignone, un importante enologo francese del tempo, Monsieur Louis Fabre, che dopo diversi tentativi scelse di impiantare il Grenache (Alicante), giudicandolo più resistente al vento e più precoce nella maturazione rispetto all’autoctono Nerello Mascalese. Contestualmente fece costruire anche delle grandi cantine.

I vini furono un successo; la zona divenne effettivamente un importante nucleo per la produzione e la commercializzazione di vini, in particolare verso l’Inghilterra. I vigneti furono impiantati per centinai di ettari, tutti circoscritti nel territorio che oggi fa parte dei comuni di Bronte, Maniace, Maletto e Randazzo.
Sfortunatamente, nella seconda metà dell’Ottocento, un insetto arrivato dall’America, la fillossera, distrusse quasi completamente i vigneti in Francia. I produttori francesi corsero ai ripari rivolgendosi ai produttori siciliani del Marsalese e della stessa Ducea di Bronte, approvvigionandosi delle uve siciliane per assicurare il vino ai propri clienti. La collaborazione durò fino all’arrivo della fillossera anche in Sicilia. Pertanto anche i vigneti della Ducea di Bronte dovettero fare i conti con questo maledetto insetto: degli oltre 200 ettari di terreni vitati, solo una piccola parte riuscì a salvarsi.
Questo mitico, storico ed incredibile vigneto è ancora oggi esistente ed in parte produttivo. Verrebbe da pensare, dato che la Ducea di Bronte si trova sulle pendici dell’Etna, che la miracolosa preservazione di questa parte di vigneti sia stata dovuta alla composizione vulcanica del terreno. È risaputo che sulla sabbia vulcanica la fillossera ha avuto serie difficoltà ad attecchire e difatti sull’Etna, all’interno del territorio della Doc, sono stati ritrovati diversi appezzamenti datati fine 1800, a piede franco.

Invece, i vigneti della Ducea di Bronte insistevano su terre argillose, senza tracce di sabbia vulcanica. Il motivo per cui si salvò parte del vigneto voluto dall’Ammiraglio Nelson è quantomeno singolare ed affascinante: il vigneto era stato impiantato sul fondo di un lago stagionale, il Lago Gurrida, che si trova alle porte di Randazzo. Con l’arrivo delle piogge, l’acqua trattenuta dalla terra argillosa, accumulandosi, riempiva il lago ed allagava il vigneto, uccidendo così la fillossera. Questo capolavoro sinergico tra uomo e natura è certamente uno tra i più longevi vigneti al mondo, con i suoi oltre duecento anni di età.

Le storie dell’Azienda Gurrida sono uniche ed eccezionali e talvolta raccontano anche di vendemmie in cui i contadini dovevano raccogliere le uve del vigneto sommerso con l’aiuto delle barche o di rocambolesche fughe dai terreni allagati. L’azienda Gurrida ha prodotto ed imbottigliato fino all’annata 2001 il vino Victory, intitolato in onore alla memoria della prima nave dell’Ammiraglio Nelson ma oggi il vino è purtroppo fuori produzione.

La nuova generazione, con Gaetano Cesarò alla guida, sta lavorando coraggiosamente, fronteggiando mille ostacoli e peripezie per far ripartire la produzione del Victory e riportarlo sulle nostre tavole. Qualche anno di pazienza, per condurre ad approdo sicuro il frutto straordinario ed eccezionale di un vigneto antico, testimone della storia vitivinicola dell’Etna e di Bronte, che sorge adagiato sul lago del tempo.

Renato Gangemi
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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