Editoriali
Comunicati stampa: c’è chi ha la faccia come il culo di chiedere soldi per pubblicarli
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4 giorni fail

E questi sporcaccioni si presentano come esempi di informazione indipendente
Domanda secca ai produttori di vino che, anche e soprattutto in epoca di emergenza da coronavirus, si vedono arrivare ogni giorno le più stravaganti richieste, di campioni da assaggiare (e questo è normale, lo faccio anch’io, fa parte del gioco) ed economiche, per redazionali pubblicitari, articoli dal contenuto, e dalla competenza degli autori, vaghi e indefiniti, foto instagrammiche di wine influencer più o meno belle, varie ed eventuali: cosa pensate di questo caso?

Mettete il caso che voi, o se ne siete dotati, il vostro ufficio stampa, vogliate comunicare una determinata cosa, l’uscita di un nuovo vino, il cambio di etichette, l’arrivo di un nuovo enologo consulente (sceglierne alcuni, molto noti e cari, porta automaticamente ad accendere l’attenzione di una determinata guida: c’è forse una sinergia e corrispondenza di amorosi sensi o più semplicemente di Iban tra quella guida e alcuni winemaker?), un bilancio della vendemmia, l’entrata in azienda di figli, mogli, cugini, oppure che avete deciso di piantare vigneti in Groenlandia (cosa un po’ impossibile, ma la notizia troverebbe sicuramente qualche imbecille che la prenderebbe per credibile) e ricorriate allo strumento del comunicato stampa. Che una volta si inviava per posta, poi per fax e oggi sotto forma di mail e messaggi whatsapp.
Mettete che voi decidiate di inviare, tramite la vostra responsabile comunicazione, un comunicato, corredato di foto della bottiglia di vino di cui si parla e del seguente testo di presentazione: Cari colleghi, condividiamo con piacere il presente comunicato stampa relativo a omissis, un rosso d’eccellenza che si aggiunge alla gamma di produzione di omissis… Confidiamo nel vostro interesse ad una segnalazione.

E mettiamo che uno dei giornalisti al quale il comunicato stampa (una cosa che, se la si reputa interessante, si pubblica e basta, sulla quale non si possono imbastire ragionamenti di alcun tipo) è stato inviato, con sovrana faccia di tolla e spudoratezza da giovanotto che da bambino non ha preso gli scapaccioni e i calci in culo che gli avrebbero fatto tanto bene, risponda: “Per la pubblicazione del comunicato ricevuto in mattinata, così come per le altre attività di promozione della vostra cantina, attendiamo le indicazioni circa la campagna di marketing della vostra cantina sulla mia rivista, motivo della mia visita in azienda, nei mesi scorsi. Cordiali saluti”.

Voi, produttori di vino, cosa pensereste di uno così che ha la faccia come il culo di vincolare la pubblicazione del comunicato stampa che gli avete mandato all’accettazione da parte vostra del programma di “promozione della vostra cantina” che vi ha proposto e che costerebbe non pochi euro? Vorreste ancora avere a che fare con un tizio simile, uno che magari non si limita a fare questo, ma che magari propone articoli sui vostri vini concordati con voi, basta pagarlo, o invece lo mandereste dove merita, ovvero aff?

E come vi comportereste con un simile cialtrone se dopo avergli detto “no grazie”, la sua proposta non ci interessa, lui, invece di prenderne atto elegantemente, replicasse mandandovi messaggi sprezzanti e offensivi via whatsapp? Io, che sono un fumino, so già come mi comporterei al posto vostro, andrei ad aspettarlo sotto casa (o redazione) e lo prenderei a calci in culo, ma so che siete dei signori e non lo farete.

Vi esorto solo a fare una cosa: personaggi squallidi del genere, loschi figuri simili, fauna del sottobosco della comunicazione sul vino, vanno isolati, e le loro prassi denunciate, anzi sputtanate, senza pietà. Questa è feccia, questi sono parassiti che attaccano il corpo già sofferente di suo, per l’emergenza coronavirus e altro, del vino. Un cancro che va estirpato con la massima decisione.
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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Da quello che si legge , questo triste personaggio chiede soldi anche per una pisciata di rana. Ma ci sono aziende tanto allocche da dare denari ad una persona improvvisata e dalla dubbia serietà ? Sig. D. si cerchi un lavoro, questo non fa per lei.