Enoriflessioni
Appello della Cantina oltrepadana Torrevilla alla Coldiretti
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Misure concrete e urgenti per aiutare il settore vino in crisi per il coronavirus
Da Torrevilla, l’associazione di viticoltori di Torrazza Coste in Oltrepò Pavese, punto di riferimento per la viticoltura oltrepadana da 114 anni, che riunisce 200 vignaioli “che ogni giorno, con fatica e dedizione, si dedicano alla coltivazione della vite su oltre 600 ettari di terreno sparsi su nove comuni lombardi”, da una cantina cooperativa che è tra le più dinamiche realtà dell’Oltrepò Pavese vitivinicolo con circa 50.000 quintali di uve lavorate ogni anno e una produzione annua attorno ai 2.500.000 di bottiglie), ricevo questo comunicato stampa che molto volentieri, condividendo il tono e le argomentazioni di questo appello, rivolto dal presidente della Cantina Massimo Barbieri alla Coldiretti e alle varie associazioni agroalimentari italiane, pubblico.

Al presidente di Coldiretti Ettore Prandini
e a tutti i presidenti delle associazioni agroalimentari italiane
Ormai è trascorso un anno da quando la pandemia ha cominciato a minacciare non solo la salute, ma anche il lavoro e il portafoglio degli italiani. Penso in particolare alla nostra filiera, quella del vino: penso alle aziende che hanno dovuto chiudere i battenti, a quelle in ginocchio a causa della crisi economica. E ad altre ancora, come la nostra Associazione di Viticoltori: aziende solide, che però devono farsi carico delle situazioni dei loro produttori e del territorio in cui operano, e che non possono certo ignorare le difficoltà di un mercato in sofferenza da mesi.
Finora ristori, agevolazioni e misure per contribuire a un parziale risanamento della crisi non sono mancati, ma rimangono tuttora insufficienti. Appelli, inviti e richieste si sono susseguiti, rivolti a chi ci governa: penso alla Lettera aperta indirizzata alla già Ministra Teresa Bellanova, chiamata a prendere coscienza di una situazione del mondo vino difficile da fronteggiare. Una richiesta di consapevolezza che, purtroppo, non ha sortito le misure auspicate, vale a dire misure volte a ridare se non vigore, almeno dignità ad un sistema, quello del vino, che fa del Made in Italy un faro di qualità in tutto il mondo.
Faro che si sta affievolendo e rischia di spegnersi, a causa delle costanti chiusure che, ricordiamolo, non colpiscono solo bar e ristoranti, ma anche tutte le filiere che ci stanno dietro, compresa quella del vino, le cui bottiglie rimangono ferme in cantina, senza poter essere vendute, senza più essere acquistate.
Possiamo sentirci tutti uniti, noi realtà di viticoltori in Italia, in queste difficoltà e in questi bisogni. Ma chi, davvero, dovrebbe farli risuonare siete voi di Coldiretti e di tutte le associazioni dell’agroalimentare italiano, realtà motivate da un solo ed unico scopo, intrinseco nella vostra stessa natura: rappresentare e tutelare gli interessi della filiera. Mai come oggi questa rappresentanza e questa tutela sono fondamentali; mai come oggi queste stesse sono mancate.
Giornali, radio e televisioni hanno riportato e trasmesso le necessità delle diverse categorie attraverso le voci dei propri rappresentanti; tuttavia, ci pare, voi Coldiretti, voi associazioni che rappresentate il mondo dell’agricoltura e del vino in Italia, non avete approfittato di questi canali di diffusione per dare spazio e voce ad un comparto che, ad oggi, è stato lasciato nell’ombra.
Abbiamo guardato, abbiamo ascoltato e abbiamo aspettato. Aspettato che Coldiretti, a cui siamo iscritti da anni, bussasse alla nostra porta, dimostrando interesse per una realtà che rappresenta oltre 200 associati in Oltrepò Pavese ed è motore di un intero territorio. Abbiamo aspettato affinché ci si confrontasse così da sottoporre i nostri problemi all’attenzione di chi ha preso parte ai tavoli aperti con le istituzioni. Ma non una visita, né una telefonata.

La speranza è pensarvi impegnati dietro le quinte, pronti a darci i risultati che un settore come il nostro merita, tramite i media e nella realtà dei fatti.
Speranza che può essere rinvigorita da una ritrovata collaborazione. Questo è un invito chiaro affinché voi associazioni – con cui da sempre cooperiamo e da cui ogni giorno vogliamo sentirci rappresentati – ricalibriate i vostri sforzi in base alla reale situazione in cui il mondo del vino versa.
Una situazione che non può permettersi di perdere occasioni come quella data dal Recovery Plan: risorse preziosissime che possono ridare slancio a tutta la filiera, a patto però che vengano impiegate in maniera concreta, con progetti pensati per garantire la sopravvivenza e la continuità delle realtà produttrici, anche quelle più piccole. Digitalizzazione, innovazione e sostenibilità sono parole chiave, ma restano parole vuote se i produttori non sono supportati con progetti concretamente attuabili e da risorse erogate in tempi utili – ovvero brevi.
Un monito che vale tanto per i massimi livelli quanto per le istituzioni a noi più vicine, come Regione Lombardia, che alla bontà delle sue proposte dovrebbe affiancare una maggiore rapidità d’esecuzione: troppe iniziative sono rimaste nel cassetto del Pirellone, perdendo la propria forza a causa di costanti rinvii, come Misura Giovani, o per la lunghezza dei tempi, come i finanziamenti del PSR, che avrebbe maggiore efficacia con uno scorrimento più veloce delle graduatorie che permetterebbe di finanziare aziende, come la nostra, che sono state ammesse ed hanno già effettuato gli investimenti, ma che sono ancora in attesa e nel dubbio di ricevere il contributo.
È l’ora della concretezza e dell’immediatezza. La promessa di un futuro di crescita può esserci fatta solo dalle istituzioni, partendo dalle reali necessità del sistema vino italiano, di cui voi, associazioni di categoria, dovete farvi mediatori. Siamo pronti a incontrarvi e a confrontarci con voi. Perché soltanto uniti abbiamo l’occasione di cambiare le cose.
Con stima
Massimo Barbieri
Presidente Associazione di Produttori Torrevilla, oltre 200 aziende in Oltrepò Pavese
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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