Degustazioni
Barolo Bricco Ambrogio 2016 Bruna Grimaldi
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Da Roddi un Barolo di grande eleganza e sicura personalità
Allegria bella gente, ho iniziato l’anno nuovo bevendo Barolo, e bevendo un Barolo che non avevo mai bevuto, di una produttrice di cui già conoscevo il Badarina da vigne in Serralunga d’Alba e del cui Dolcetto d’Alba scrissi qui tanti anni fa, ma di cui colpevolmente, e faccio pubblica ammenda, non mi occupavo da anni.
Eppure di cose in casa Bruna Grimaldi, azienda fondata nel 1957 da Giacomo e Giovanni Grimaldi e dal 1990 condotta da Bruna con il marito Franco Fiorino, 15 ettari vitati, divisi tra alcune piccole particelle, e grandi appezzamenti, ne sono successe parecchie in questi ultimi anni.
L’azienda ha ormai vigne nella parte settentrionale e orientale della zona del Barolo, con i vigneti Badarina, Bricco Ambrogio, Raviole, Borzone, Roere di Santa Maria e San Lorenzo di Verduno. Nebbiolo che insiste su due tipologie di terreno principali, le formazioni di Lequio e le Marne di Sant’Agata fossili.
E poi dal 2013 a Bruna e a Franco si sono affiancati i due figli, Simone, laureato in viticoltura ed enologia e Martina, che ha studiato amministrazione aziendale e ha fatto un’esperienza di lavoro all’estero, credo in Francia, e cura la comunicazione social dell’azienda.
E al Barolo Badarina, di cui esiste anche la versione riserva, si sono affiancati due Barolo, il Camilla, che nasce da un assemblaggio di Nebbiolo di diversi comuni, e soprattutto il Bricco Sant’Ambrogio, il cui 2016 è stato il mio primo Barolo di quest’anno.
Come scrivono i Grimaldi / Fiorino sul loro sito, “Bricco Ambrogio è l’unica MGA del comune di Roddi e si trova sulla collina più meridionale del paese. Di proprietà dal 2006, il vigneto è sito su una maestosa collina che si estende da Sud-Est a Sud-Ovest, passando per il Sud. Il tratto pianeggiante frontale la rende ben esposta al sole. Il caldo microclima si trasmette poi nel vino, con note di frutta matura.
Il terreno appartiene alle Marne di Sant’Agata Fossili, ma, a differenza dei vigneti per la produzione del Barolo Camilla, ha una pendenza molto accentuata, ed è poco profondo, in continuo ringiovanimento, composto da marna azzurro-grigia presente in superficie. Le viti vegetano in modo equilibrato, e danno frutti bilanciati e ben concentrati”.

Impreziosito da una nuova bella etichetta di stampo classico, che mi è piaciuta subito appena l’ho vista, il Bricco Sant’Ambrogio, vigna posta a 250 metri di altezza, vinificazione di stampo classico che prevede fermentazione a temperatura controllata e lunghe macerazioni pellicolari, dai 20 ai 30 giorni, talvolta a cappello sommerso, fermentazione malolattica in acciaio e cemento, affinamento per almeno 24-30 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia e qualche tonneaux di rovere francese, non legni nuovi, la sera di sabato 2 gennaio è stato il perfetto abbinamento ad un piatto di formaggi misti (ahimè nessuna Raschera, Bra o Fontina, ma formaggi bergamaschi e un Puzzone di Moena). Un Barolo che é stato prodotto con la consulenza di un enologo il cui operato in passato ho criticato ma che evidentemente, visto che i miei gusti in materia di Barolo non sono cambiati, ha decisamente cambiato strada, ovvero Beppe Caviola.
Ne ho apprezzato carattere ed eleganza, una personalità tutta sua con tratti che mi ricordavano nella ricchezza, nella potenza, nell’intensa terrosità qualcosa di Serralunga e nell’eleganza aromatica, nelle note che richiamano cacao e rosa, lo stile adorato dei Barolo di Castiglione Falletto.
Colore rubino brillante luminoso, naso fresco, vivo, elegante di buona densità e grande nitidezza, con note di lamponi e prugna, un tocco di liquirizia e viola, sfumature di rosa e cacao a comporre un bouquet ampio, caldo, espansivo.
Bocca ricca piena, ampia e terrosa, tannini ben sottolineati e vivi, con una salda struttura, si allarga bene in bocca con grande ampiezza e persistenza fitta e lunga.
Se, come dice il proverbio, chi ben comincia è alla metà dell’opera, spero proprio che di Barolo belli e buoni come questo Bricco Sant’Ambrogio 2016 il novello anno, secondo dell’era del dannato coronavirus, me ne porti tanti.
n.b.
non dimenticate di leggere anche il mio nuovo blog personale www.francoziliani.it e Lemillebolleblog www.lemillebolleblog.it
Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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