Editoriali
Sommesso interrogativo: ma al Sud la buona educazione è diventata un optional?
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4 mesi fail

Perplessità di un polentone un po’ terrone
Lo premetto subito, prima che qualche imbecille (ci sono dappertutto e per il calcolo delle probabilità possono esserci anche tra i lettori dei miei blog) mi accusi di anti-meridionalismo, razzismo contro il Sud e altre solenni bischerate. Come ho scritto tante volte, tante e tali che ho perso il conto, adoro il Sud, e poi sono un po’ terrone anch’io, visto che nonostante sia orgogliosamente milanese e lombardo, ho un po’ di sangue pugliese nelle vene, per via dei miei nonni materni, originari dell’adorato Salento.
Vivo a Bergamo, non ho mai votato Lega (e tantomeno mai voterò la Lega di quel demagogo ignorante dell’attuale boss) e sebbene di destra sarei per un’Italia federale e sogno un Sud forte, libero, indipendente, come sogno il ritorno del Lombardo-Veneto, che se unito al mio amato Piemonte e al Friuli Venezia Giulia farebbe diventare la ricca e prospera Baviera un povero paesello.
Lo ripeto, adoro il Sud, i vini del nostro Meridione e delle isole, di cui ho scritto, particolarmente di quelli pugliesi, decine e decine di articoli. E continuerò a farlo, magari turandomi montanellianamente il naso e facendo finta che pensando ad alcuni soggetti, ad alcuni comportamenti, non mi frullino vorticosamente le…
Anche quest’anno ho scritto diverse volte di vini del Sud, campani, pugliesi, siciliani, e come sono solito fare sempre, visto che i miei articoli sono su Internet e appaiono sui miei blog, sono solito inviare al produttore il link al mio articolo, di modo che possa leggere quando ho scritto. Soprattutto nel caso di giudizi positivi, che, mi dicono, spesso inducono i lettori, fidandosi di me, delle mie valutazioni e della mia lontananza da marchette di ogni tipo, ad acquistare quei vini, enotecari e ristoratori ad ordinarli.
Bene, nel 95% dei casi i produttori cui ho inviato via mail il link rispondono e, come elementari norme di buona educazione prescrivono, accusano ricevuta e ringraziano. Rispondono sempre non solo i miei amici piemontesi, i veneti, quelli del Friuli Venezia Giulia, dell’Emilia Romagna, della Toscana, delle Marche, mi rispondono persino produttori di Champagne che si sono affidati a Google translator per capire quello che scritto nella lingua di Dante e non in quella di Voltaire o Shakespeare.
Però…. Però quando faccio la stessa cosa inviando il link ai miei articoli a produttori a Sud di Roma, ad aziende campane, pugliesi, siciliane, calabresi, la risposta, forse si perde per strada, forse pensano che io sia un baluba seguace dei nostalgici dei raduni di Pontida, forse, calma e gesso, prendiamoci una tazzulell’e café, latita, anzi non arriva. E quando arriva è un evento, un caso raro, una mosca bianca.
Allora mi chiedo e chiedo ai produttori meridionali, Signore e Signori, ma dai voi, nelle belle e complesse terre calabre, lucane, pugliesi, campane, sicule, la buona educazione esiste ancora, è contemplata, o è diventata un optional? La prossima volta che vi manderò un link devo forse allegare un manuale, in formato Pdf, di bon ton?
E poi, mannaggia ‘a muorte!, vi stupite se qui al Nord noi polentoni, magari con un po’ di sangue terrone, cominciamo a pensare molto male di Garibaldi e ad aver nostalgia di Cecco Beppe…

Fatemi capire, se non è troppa fatica per voi farlo…
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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