Degustazioni
Barbera d’Alba Il Cerreto 2017 Roberto Voerzio
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3 settimane fail

Ne berrei una bottiglia a sera di questa Barbera
Come aveva ragione Giorgio Gaber! Barbera e Champagne possono essere, anche se apparentemente sembrerebbero molto lontani nello spirito, popolare e proletaria la prima, più raffinato, chic, vagamente aristocratico il secondo, un’accoppiata perfetta.
L’ho sperimentato ieri, in una giornata di Natale un po’ particolare, trascorsa per conto mio in quelle mura di casa che a volte finiscono per essere un po’ strette e diventare (come diceva sempre Gaber in una canzone di un’attualità sconvolgente) una specie di prigione, con il sottofondo, quasi un basso continuo nell’opus che è stata la mia giornata, dell’Oratorio di Natale di Bach in una meravigliosa versione di Nikolaus Harnoncourt, delle Sinfonie di Beethoven dirette dal divino Karajan e qualche lied di Mahler a spuntare ogni tanto per aggiungere il pepe dell’inquietudine.
Avevo programmato di esagerare un po’, le circostanze lo suggerivano e di stappare ben quattro bottiglie nel corso della giornata, quelle nella foto (ma in caso di problemi di tappo due bute di Barolo e due di Champagne erano pronte entrambe alla giusta temperatura di servizio) poi, gira che ti rigira, rimandando l’abbraccio, che non tradisce quasi mai (è un vero amico, non è una donna…) con il Re delle Langhe a oggi, Santo Stefano (auguri ai vari Stefano e Stefania che conosco) sono finito con lo stapparne solo due.

A pranzo, en souplesse, l’abbraccio di cui leggerete, se vorrete, tra oggi e domani, con lo Champagne Brut millésimé 2012 di Charles Heidsieck, una certezza, una conferma, l’eterna emozione che mi danno i vini di questa Maison che visitai ormai sei anni orsono, posta nel cuore della splendida Reims, e a cena, consumata tardi, perché prima avevo voluto scrivere e pubblicare questo omaggio ad un grande uomo e ad un grande vino, mangiando un filetto di manzo, una Barbera d’Alba suprema.

La più “semplice”, se così la si può definire, tra le due che quel folletto unico di un Roberto Voerzio, (una persona che in quest’anno per me molto particolare mi è stato davvero molto vicino e che si è rivelato sempre più come un vero amico) ottiene dalle sue vigne giardino in La Morra, la Barbera d’Alba Il Cerreto, annata 2017, grande annata che Bacco ha mandato nella sacra terra di Langa.

Per i patiti delle notizie tecniche eccovi alcuni dati: prima vendemmia 2003, densità d’impianto 8000 ceppi ettaro, resa per pianta 800 grammi – 1 Kg, esposizione ovest – est, raccolta a metà – fine settembre, bottiglie prodotte 12000, fermentazione in acciaio, affinamento 12 mesi in tonneaux (30% nuovo – 70% usato) e botti da 25 hl, imbottigliata a fine agosto o inizio settembre con la luna grossa splendente piena di energia, un vino che spiritosamente Roberto definisce così “la Barbera è una regina perfetta…generosa, avvolgente, con lei potresti perderti come in mezzo ai fianchi o..al lato B di una bella donna!”.

In effetti questa Barbera d’Alba Cerreto, il cui produttore andrebbe denunciato, cosa che non farò perché è un amico, anche se è bbbbilanista, perché in retro etichetta non appare la dicitura “ fare attenzione, crea dipendenza” e perché la mia bottiglia aveva un buco, tanto che in breve tempo è rimasta vuota, aveva molto di sensuale, di femminile, con le sue curve al posto giusto, le sue rotondità, quella capacità che hanno certe donne, e non solo in determinate situazioni molto intime, dove è normale che accada, di lasciarti senza fiato.

Ammirati, soggiogati, e un po’ rincoglioniti, cosa di cui noi maschi, almeno quelli con uso di cervello e non solo di…ello, siamo consapevoli, anche se poi, coglioni come siamo, ingenui, un po’ babbei, e bisognosi d’affetto, di un caldo abbraccio, di un volto amico accanto, ci ricaschiamo. E continuiamo a farlo, fregatura dopo fregatura, perché, come direbbe il grande compositore giapponese Shigeru Umebayashi, siamo in the mood for love.
Io non sono di natura un barberista e alla Barbera preferisco d’istinto il Dolcetto e la Freisa, ma quando trovo la donna giusta, pardon, la Barbera giusta, che mi porta tra le sue braccia e sa sedurmi, allora vado via di testa e mi affido totalmente a lei sussurrandole “fai pure di me quello che vuoi”…
E quella Barbera d’Alba Cerreto 2017, i cui ultimi due bicchieri ho goduto, finito il filetto (carne francese mica piemontese, nulla di speciale, altre erano le carni francesi che avevano uno speciale sapore per me…), mangiando due fette di salame opera di un simpatico produttore franciacortino di cui ho scritto qui, e un pezzetto di una formaggella dono di una mia ex (magari tra qualche anno anche la “simpatica” parisienne si farà viva donandomi un petit morceau d’un Comté bien saisonné) mi ha davvero conquistato, versata nello spettacolare e sempre più convincente bicchiere WineWings di Riedel, e lasciata respirare, con il suo colore rubino intenso splendente, la sua giusta densità e un naso di spettacolare ampiezza, freschezza ed espansione, inconfondibilmente langhetto e barberoso, terroso, ben polputo ma vivo e teso, tutto liquirizia, viole, pepe nero, un pizzico di menta, e poi un frutto più prugna che ciliegia, maturo al punto giusto ed elastico. Proprio come certe curve…

E mi sono lasciato andare, mentre si avvicinava la mezzanotte e finiva quello strano Natale che ricorderò (anche per motivi molto personali, una telefonata che era stata annunciata e si è persa nelle nebbie tra la via Emilia e il West, e un’altra che come prevedevo non è arrivata, eppure Milano dista solo 50 chilometri da Bergamo…), alla complicità e alla suadenza di una bocca ricca, piena, ampia, carnosa, piena di polpa e frutto, ma freschissima, agile, sinuosa, grazie ad una vibrante acidità, ad una cura della vigna maniacale e unica, ad una capacità di tradurre grandi uve in vino che ha poche eguali non solo in Piemonte ma nell’Italia del vino tutta, che rendono questo vino irresistibilmente beverino, goloso, dalla contagiosa piacevolezza.

Perfetto per accompagnarmi verso qualche ora di riposo, prima di affrontare un’altra giornata e un’altra pena, ma bando alle malinconie, su alegher (e vi risparmio il sapido detto milanese in rima)!
n.b.
non dimenticate di leggere anche il mio nuovo blog personale www.francoziliani.it e Lemillebolleblog www.lemillebolleblog.it
Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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