Degustazioni
Lacryma Christi del Vesuvio Munazei 2019 Casa Setaro
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4 mesi fail

Un vino quotidiano per rendere omaggio alla Campania zona rossa
Piccola pausa, oggi è sabato, siamo in epoca di quello che con bastarda espressione anglosassone chiamano lockdown, ma che io chiamo invece confinamento, soppressione delle libertà individuali, anticamera di una dittatura morbida e ancora più pericolosa, nelle mie personali wine war contro la Mafia del vino in Trentino e per una Langa del Barolo e del Barbaresco che trovi finalmente un Consorzio all’altezza del loro nome e mandi a casa (anche Gaja attacca finalmente il presidente travicello Ascheri, ne parliamo lunedì intanto leggetevi qui) i dilettanti allo sbaraglio, i confusi, i pasticcioni. Quelli che hanno perso la testa e sono davvero pericolosi, come mi diceva ieri al telefono uno dei tre grossi calibri del mondo del vino albese al quale ho rivolto il mio accorato appello.
Per la pausa ho scelto un vino rilassante e non dialettico, una bottiglia di quelle che non ci sarebbe tanto da dire tanto, basta stapparla e vola via e ne stapperesti una seconda. Buono, sincero, schietto, senza tante balle…
Il vino non l’ho scelto a caso, ma ha un significato simbolico, e politico, perché viene da un’antichissima terra del vino, una terra dove è nata la grande storia del vino italiano, l’Enotria tellus, quella Campania felix dove dall’epoca del Falernum e del Cecubo si producono, (bella forza, quando si hanno uve come Fiano, Greco, Aglianico, Falanghina, Coda di Volpe, Piedirosso, Sciascinoso, tutto è molto più facile), grandi vini.
Una terra afflitta da problemi di ordine pubblico insormontabili, dalla merdosa puzzolente bastarda presenza, dal dominio, in larghe zone della regione, dalla Camorra, dove agisce una classe politica (penso al Masaniello Sindaco di Napoli ex magistrato rosso ma anche a quel personaggio degno di Crozza del governatore, eletto in area PD, ma sotto sotto dei nostri… De Luca) che spesso ha fallito e che non è all’altezza delle esigenze, delle aspettative, delle speranze e delle disperazioni di un popolo generoso come pochi.
Ho scelto un vino campano per rendere un mio personale omaggio a quella Campania diventata zona rossa (come De Luca chiedeva da giorni) per decisione del più infame dei governi possibile, che vede un campano ridicolo, Giggino Di Maio, nel ruolo, che gli va larghissimo, non ha la stoffa, non ha niente, solo la protervia, di Ministro degli Esteri.
Una Campania dove si sono registrati benedetti episodi di rivolta, purtroppo mal organizzati, non ben coordinati, spesso sfociati in una caciara inutile e stupidamente violenta, sui quali un personaggio che non mi piace affatto, un cosiddetto intellettuale impegnato caro alla sinistra radical chic, esprime in questa intervista opinioni inquietanti.
Napoli, la Campania, l’Italia, sono un vulcano pronto ad esplodere, magari con una sana rivoluzione salvifica che cambi una volta per tutte le cose e inauguri un’era nuova, decisa da italiane e italiani nuovi, nell’età ma soprattutto nello spirito, e dunque ho scelto un vino che nasce sul vulcano, in quell’area del Vesuvio da cui mi aspetto sempre (come accade sull’Etna in Sicilia) che arrivino grandi vini. Come questa strepitosa Falanghina di cui ho scritto recentemente.
Il vino che ho scelto è opera di un’azienda, 12 ettari vitati, a piede franco, situati a un’altitudine compresa tra i 200 e i 350 metri, Casa Setaro, che mi ha fatto conoscere un amico (e anche altro, abbiamo una comune fede politica e una comune visione del mondo…) che la rappresenta in provincia di Livorno, Lucca e Pisa, un agente di commercio di quelli seri come Giampiero Pezzuti.
Ci sarà tempo, tutti i vini della gamma sono più che buoni, alcuni sorprendenti, per scrivere ancora di questa bella realtà produttiva partenopea e vesuvian, ma per ora mi sono goduto e vi raccomando, in questo sabato di attesa, di rabbia e nausea crescente, di mani che prudono sempre di più, questo vino identitario, il Lacryma Christi del Vesuvio Munazei, annata 2019, vigne poste su suoli vulcanici eterogenei, per differente presenza di lapilli e rocce effusive, e diversi minerali, nel Bosco del Monaco e Tirone della Guardia, Parco Nazionale del Vesuvio, ottenuto da un’uva che adoro, il Per e’ Palumm o Piedirosso.

Un vino semplice, quotidiano, che mette allegria e rasserena i cuori esasperati. Colore rubino violaceo brillante luminoso, squillante, ti conquista subito con il suo naso fresco, profumato di cerase e viole, con una bella dolcezza espressiva e una pulizia, una freschezza, esaltata da striature leggermente pepate e minerali, che conquistano.
Bocca all’altezza, che mantiene le promesse (mica come questa classe politica da spazzare via) succosa, diretta, golosa, con un frutto vivo e croccante, una leggera “carezza” tannica, una piacevolezza da applausi.
Forza Campania, forza Italiani, teniamo duro, ce la faremo!
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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salve Franco,
vorrei un suo giudizio sul prezzo di vendita dei prodotti si Casa setaro
grazie
mi sembra che abbiano un buon rapporto prezzo qualità