Mon coeur mis a nu...
E dopo le Langhe prossimamente in Toscana: dove? Lo scoprirete presto…
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8 mesi fail

Il wine globe trotter ha ripreso il cammino: in treno…
La cosa comica è che pur essendo da settembre 2018 senza patente (mi è scaduta e non l’ho rinnovata) e da febbraio di quest’anno senz’auto (l’ho venduta, non potevo più usarla e non potevo più permettermela, dura la vita del giornalista free lance che non fa il testimonial del Tavernello o non indulge a marchette), ho ripreso e sto riprendendo a girare per vino come ai vecchi tempi.
Per ora sono andato in Langa grazie ad un amico che mi è venuto a prendere e a passaggi da una cantina all’altra grazie ai produttori che via via visitavo, e con ritorno in treno (che non prendevo da quattro anni) via Asti – Torino – Milano – Bergamo – Stezzano, (sembra un viaggio transoceanico) e prossimamente in una regione che per l’arte, la cultura, il paesaggio, la storia, i monumenti, ha più appeal, soprattutto sugli stranieri, della “mia” Langa, e dove si fanno vini che se anche non sono Re Barolo si chiamano Brunello di Montalcino, Vernaccia di San Gimignano, Vino Nobile di Montepulciano, Chianti Classico, Montecarlo, Bolgheri, ecc.
Avete capito, andrò nella Toscana di Ardengo Soffici, Dante, Mario Luzi, Giotto, Piero della Francesca (anche Roberto Benigni e Matteo Renzi, ahimé) in due diverse e ravvicinate occasioni.
La prima, settimana prossima, venerdì 17 (e il fottuto superstizioso che è in me mi suggerirebbe di restarmene invece a casa..), mi recherò, sempre in treno, non molto distante dalla Versilia dei ricchi vacanzieri per assistere ad una degustazione organizzata da un lettore ristoratore che conoscerò di persona per la prima volta. Una degustazione “da cinema”, perché il produttore protagonista della serata sarà un personaggio al quale da vent’anni e più ho destinato strali e articoli velenosi niente male. E per il quale ho coniato un soprannome che è diventato di accezione comune. Lui ha preso di buon grado la mia presenza e penso che quella sarà una serata, di cui scriverò una volta che si sarà svolta, da piegarsi in due dal ridere. Perché il vino è una cosa seria e importante, ma suvvia, scherzarci sopra un po’, ironizzando soprattutto su noi stessi senza prenderci troppo sul serio, necesse est.

La seconda visita avverrà invece, il 21 e 22 luglio (questa volta ci andrò in auto portato da un caro amico), in una località dove alcuni, anni addietro, diciamo 2008 e dintorni, se avessero potuto mi avrebbero linciato. Una località celeberrima per il suo mitico vino rosso da lungo invecchiamento, alla quale ho dedicato molti articoli che considero tra le cose più importanti che ho scritto. Una località dove ho amici, che passerò a trovare, e persone che mi odiano e disprezzano. Ovviamente ricambiati…

Sarà altrettanto divertente per me, ma sulle mie guance non scorreranno le lacrime dell’emozione come mi è successo dieci giorni fa in Langa, tornare in quel borgo dove quel vino importante e celebre trova il suo matrimonio d’amore con lo squisito cinghiale.
E finiti i due Toscana tour non mi fermerò – chi si ferma, alla mia tenera età di quasi 64 anni, me ne accorgo giorno dopo giorno, è perduto – e programmo già trasferte balnear-enoiche in quel di Mentone e nella vicina Dolceacqua, in Süd Tirol e, in settembre, un Apulia & Campania wine tour (regioni a me care da cui manco da troppo tempo) in compagnia di una misteriosa e brava collega wine writer straniera based in Florence. E poi l’abbraccio, che aspetto da una vita, con un Muntagna incantata, dove si fanno vini miracolosamente buoni che adoro, vero Margherita?
Per essere uno che un anno fa di questi giorni pesava 52 chilogrammi (oggi 65 circa) ed era più di là che di qua, non mi sono ripreso mica male, no? Certo, capisco i “simpaticoni” che hanno accolto il mio ritorno sui miei blog e sui social come un mazzo di ortiche nelle mutande e quelli ancora più simpatici che mi hanno indirizzato messaggi, ovviamente anonimi, dove mi auguravano di star male come stavo un anno fa. Fa parte del gioco che ho scelto, quello di essere franco tiratore sempre e comunque senza democristianerie e furberie, e dunque non me la prendo affatto e sorrido, anzi rido.

E beatamente, con leggerezza e autoironia, tirando stilettate, com’è mio costume, ma sorridendo, penso al grande poeta fiorentino Aldo Palazzeschi, e al suo capolavoro: E lasciatemi divertire!
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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A me fa doppiamente piacere constatare che lei ha nuovamente acquisito l’antica baldanza e lo spirito pugnace del Franco tiratore. In primis perché cio’ e’ indice di un pieno ristabilimento delle sue conzioni di salute e, in secundis, perché mi sono mancati i suoi commenti. Anche perché, piaccia o no, Franco Ziliani e’ una presenza irrinunciabile nel variegato microcosmo enologico italiano, troppo spesso incline alla cortigianeria. Per quanto riguarda la meschineria della sua folta schiera di detrattori ( quorum non ego ) posso solo dirle: quot servi, tot hostes. Ad maiora, caro Franco!
Ringrazio sentitamente non ho parole..