Mon coeur mis a nu...
Barolo di Verduno: straordinari, come scrivo dal 1997…
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7 mesi fail

Ha ragione Galloni: il Monvigliero 2016 è da urlo!
Qualche amico, qualche lettore, letti i miei primi report dalla cinque giorni barolesca ha avuto la faccia di tolla di farmi la domanda delle cinque pistole: senti Franco, ma qual’è il Barolo bevuto in quei giorni che ti è piaciuto di più?

Bella domanda. Essendo però stato da pezzi da novanta e grossi calibri come Borgogno, Cavallotto, Comm. G.B.Burlotto, Elio Grasso, Roberto Voerzio, Giuseppe Mascarello, Gigi Rosso, Brezza, Scarzello, Giuseppe Rinaldi, Barale, Ettore Germano, Luca Roagna, Ferdinando Principiano, (spero di non aver dimenticato nessuno) mica dagli Scavino, alla Marchesi di Barolo, da Altare o all’Astemia Pentita (ogni volta che ci passo davanti mi viene voglia di farla saltare, ovviamente di notte quando è vuota, con la dinamite: vergogna!) ho solo l’imbarazzo della scelta e sarebbe una follia fare una qualsivoglia graduatoria.

Certo, il Barolo 1982 di Borgogno, che la sera del 24 ho bevuto in compagnia di Oscar e dell’ineffabile Walter Massa vince a mani basse, perché l’82 è un’annata stellare, e persino i cani (che anche in Langa non mancano) sarebbero riusciti a fare un buon Barolo, e non ho bevuto altre vecchie annate (langhetti, la prossima volta scatenate l’inferno e stappate vecchie bute in mio onore!) in quei giorni, tranne eccellenti e super beverini, 2004, come il Monvigliero di Comm. G.B.Burlotto e il Casa Maté di Elio Grasso (che ho riabbracciato dopo anni e ho trovato in splendida forma). Poi ho avuto il privilegio, grazie cari Giuseppe e Alfio, di bere un meraviglioso Vignolo 2010 di Cavallotto e, pur con tutto il doveroso rispetto per tutti i 2016 che ho assaggiato, i 2014 sorprendenti di Luca Roagna, il Sarmassa Vigna Merenda 2013 di Scarzello di cui ho scritto qui, la serie da urlo di Sergio Germano, qui ho cominciato a salire in paradiso.

Perché Roberto Voerzio fa cos’e’ pazz in vigna, le Rinalde faranno vini che faranno inorgoglire Citrico lassù dove si trova discutendo con Baldo, Maria Teresa lo fa già rendendo felice Bartolo, tutti quelli che ho visitato mi hanno proposto Barolo da orgasmo multiplo, ma io, che ci volete fare, quando penso al Barolo che mi fa sognare non vado certo con la mente a La Morra o a Novello, ma reso omaggio a Monforte d’Alba, Serralunga d’Alba e Barolo penso ai Barolo dei due villaggi che amo di più e dove sogno di trasferirmi (sono pronto anche a lavorare in vigna e cantina e fare il garzone di bottega pur di venire a vivere in Langa): Verduno e Castiun Falàt.
Nei giorni scorsi i Barolo che più mi hanno accarezzato la mente e il cuore vengono proprio da lì e si chiamano Monvigliero, Monprivato, Vignolo e Bricco Boschis.
Cosa volete farci, io adoro, anche nel Barolo, come nelle donne, l’eleganza, la classe (mi ci vedete con Belen? Io no, e nemmeno lei, accidenti a me….) e quindi non posso che adorare le Cathérine Deneuve e le Juliette Binoche del Barolo, quelle con i tannini soffici e caldi come seta e velluto, quelli profumati di cacao e lampone, oppure di rosmarino e terra.
Certo il Lazzarito e il Vigna Rionda del mio amico Sergio Germano sono un portento, una carezza in un pugno direbbe il molleggiato, ma quando io mi trovo nel bicchiere il Monprivato mi sciolgo, mi metto in ginocchio, vedo gli angeli… E lo stesso con il Vignolo dei miei amici Cavallotto… E con qualche Villero vecchie annate dei Vietti, di Brovia o di Fenocchio.

Però a pensarci bene, forse il vino che, 1982 di Borgogno a parte, più mi ha emozionato, è il vino che un collega ricco, famoso e potente (che io conobbi tanti anni fa quando lo conoscevano in pochi e io lo invitai a pranzo con la bella moglie alla fantastica Trattoria Schiavenza a Serralunga d’Alba) ha incoronato con un punteggio perfetto e stellare di 100/100.
Parlo del wine writer born in Usa Antonio Galloni, aka Vinous e del Monvigliero 2016 di cui il collega, non sto a tradurre, tanto voi lettori siete uomini di mondo, conoscete l’inglese e avete fatto tutti il militare a Cuneo,
ha testualmente scritto:
“The 2016 Barolo Monvigliero is utterly spellbinding in its profoundness. In this vintage, the Monvigliero moves into shades of more blue-toned fruit. The whole clusters, always 100%, are remarkably integrated. Rose petal, lavender, mint, crushed owers, wild red berries, blueberry, blood orange and mint are some of the many notes that grace this exceptional, silky Barolo. The 2016, with its laser-like focus and incredible cut, tension and nuance, will be slow to reveal itself, but wow – what a wine”.
E, non contento, Galloni ha dato un bel 100/100 anche ad un altro Barolo di Fabio, il Cannubi, presentandolo così: “A breathtaking, positively riveting wine, the 2016 Barolo Cannubi brings together all the elements of the Burlotto house style. Rich, ample and deep with stunning intensity, the 2016 has so much to oer. All the elements are wonderfully fused together. The 2016 is a Cannubi of uncommon power, but also has a certain darkness that gives it a feeling of great power and intensity. The 2016 is a total turn-on – that’s pretty much all there is to it”.

Intendiamoci, non ho aspettato l’autorevole e importante collega americano per scoprire le potenzialità enormi di Verduno e la grandezza del Monvigliero che Fabio Alessandria e i suoi genitori producono da una vigna stellare. Quando in Italia e nel mondo non erano in molti a filarsi questa storica cantina, il sottoscritto (che in quegli anni “scoprì” contemporaneamente Brovia, Cavallotto, Fenocchio, Barale e scusate se è poco…) scrisse, qualcosa come diciassette anni orsono, questo articolo di cui sono orgoglioso, raccontando una verticale da urlo dal 1997 a ritroso fino al 1985.

Tornando ai giorni nostri e ai Barolo di Fabio Alessandria, devo dire che avendo assaggiato tutti i 2016 (a cena all’Osteria Veglio all’Annunziata Fabio ed io ci siamo gustati un Monvigliero 2004 perfetto) sono rimasto folgorato non solo dal Monvigliero, e dalla severa struttura tannica, ancora bisognosa di aprirsi e spalancare le porte, del Cannubi (a proposito: gli Alessandria hanno finalmente deciso di ristrutturare la palazzina ottocentesca nella parte bassa dei Cannubi, che diventerà un agriturismo elegante come l’Orso Bevitore di Verduno) ma sono rimasto molto colpito dalla crescita importante dell’Acclivi, molto più ricco che in passato e avviato a diventare un degno interlocutore degli altri due Barolo.

Con il Monvigliero però si entra in un universo speciale, unico, inimitabile, tutto solarità mediterranea, dolcezza tannica, note di olive e liquirizia, di rosmarino, con un tannino soffice, setoso, avvolgente e carnoso come l’abbraccio di una bella donna con le curve a posto…

Insomma dei Barolo da andare fuori di testa quelli dei Burlotto / Alessandria… E chissà cosa combineranno dalla vigna di Castelletto, 50 anni, poco più di un ettaro, che hanno acquistato e di cui si prendono cura dal 2018… Galloni preparati che trattandosi di una vigna di Monforte i 120/100 saranno di prammatica…).
Questo un breve racconto delle emozioni avute dai Barolo di Verduno. Per il racconto delle armonie celesti dei Barolo top di Castiglione Falletto portate pazienza ancora qualche giorno… Sto centellinando le parole giuste…

n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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Buongiorno sig. Ziliani,
grazie perché è tornato a scrivere “alla grande” di vino e di Barolo….quando devo acquistare qualche bottiglia delle Langhe mi affido alla sua conoscenza e professionalità per comperare bene!!!!
troppo gentile, troppa grazia Sant’Antonio. Continui a fidarsi delle mie dritte su Barolo e dintorni, é il vino del cuore e per me non ha quasi più segreti…
Grazie davvero della sua fiducia