Degustazioni
Etna rosato Millemetri 2016 Feudo Cavaliere
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11 mesi fail

Ancora rosati di scena (e abituatevi a vederne molti segnalati perché io li adoro, li bevo e non ho aspettato, per scriverne, almeno da 30 anni, che diventassero relativamente di moda e che improvvisamente aziende che fino a dieci anni la parola “rosato” manco la conoscevano si inventassero d’emblé rosatisti e si mettessero a produrli) e una zona di produzioni da rosati da elezione, dalla vocazione sicura, l’Etna. O piuttosto la Muntagna come amano chiamarla nella bella città dell’Elefante (in Piazza Duomo).

C’è solo l’imbarazzo della scelta tra le tante aziende (ho perso il conto, quante saranno?) che aderiscono al Consorzio vini Etna e producono grandi bianchi, rossi validi da Nerello Mascalese e/o Cappuccio, (ma anche da Pinot nero come nel caso di Al-Cantàra) che secondo me hanno bisogno di calibrare qualcosa nella fase di affinamento, perché la barrique è eccessiva e rischia di coprire la personalità dei vini, il tonneau potrebbe essere la soluzione giusta, ma allora meglio ricorrere alle botti da 20 ettolitri, con legni diversi, e rosati.
Tra questi spiccano quelli di Pietradolce, Terre Nere, Benanti, Graci, Murgo, Tenute Bosco, Palmento Costanzo, Terrazze dell’Etna, Terra Costantino, Barone di Villagrande, Girolamo Russo, Tenuta di Fessina, I Vigneri, Cantine di Nessuno, Porta del Vento, per citarne alcuni, ma a me piace sopra tutti, dalla prima volta che l’ho assaggiato (era di annata 2012) quello prodotto, con la calma dei forti, da una bella signora dal fascino tipicamente siculo come Margherita Platania a Santa Maria di Licodia, nella tenuta Feudo Cavaliere.
Proprietà della famiglia Platania D’Antoni dal lontano 1880, posta sul versante Sud del vulcano, con vigneti degradanti da 1000 a 900 metri d’altezza, in un clima d’alta colina, con notevoli escursioni termiche e terreni ovviamente vulcanici, sabbiosi e ricchi di minerali, che comprendono la storica “Vigna del Cavaliere”. Azienda citata dal grande scrittore nato a Napoli, ma lungamente vissuto e morto a Catania, Federico De Roberto, nel suo capolavoro del 1894 intitolato “I Viceré”.
Margherita produce anche ottimi Etna bianco Millemetri, da uve Carricante, di grande sapidità e nerbo, citrino agrumato, freschissimo, nervoso, dalla lunga vita davanti a sé, minerale come ti aspetti da un grande (e lo è) bianco vulcanico e Millemetri Etna Rosso (parlerò presto di entrambi), ma il vino da knock-out, da vero coup de foudre, è sempre il Millemetri Etna Rosato, da uve Nerello Mascalese in purezza e vigneti, come dice il nome del vino, posti a mille metri d’altezza, su sabbie vulcaniche ricche di minerali miste a pietre. Un vino, come gli altri, che Margherita Platania produce con tutta calma e commercializza solo quando l’azienda giudica giusto il momento. Uve diraspate e macerate 8-10 ore, pressatura soffice, fermentazione, dopo 48 ore di decantazione statica, di 12-15 giorni, affinamento in acciaio su fecce fini, per un rosato da applausi, da lasciarti “confuso e felice”, come direbbe la cantantessa catanese Carmen Consoli.

Forse desterà sorpresa il fatto che a maggio 2020 Feudo Cavaliere stia commercializzando ancora il rosato 2016 e non il 2017, 2017 o 2019 come fanno molte altre aziende dell’Etna. Alla mia domanda sul perché di questa apparente stranezza, Margherita Platania mi ha risposto: “È l’annata che ho ancora in commercio e non perché non abbia venduto le bottiglie. Io vendemmio a maturazione completa, dunque fine ottobre/primo novembre, poi decanto a freddo e dopo faccio una lunga fermentazione a freddo, per completarla arrivo già all’anno successivo. Poi arriva il primo travaso verso metà / fine febbraio. Iniziano così i circa 12 mesi di batonnages delle fecce nobili. Poi decantazioni, travasi e tutto quanto serve oltre alle certificazioni della commissione per la DOC e finalmente si va in bottiglia. Dopo circa 6/8 mesi si esce. Un lavoro molto impegnativo e lungo, ma solo così si può attenere il meglio dall’Etna”.
Il vino, che in un articolo relativo all’annata 2012 descrivevo così “cerasuolo-melograno brillante e luminosa “la robe”, per usare una terminologia “franciosa”, splendente di vitalità ed energia, e poi subito ad abbracciarti, ad avvolgerti e toglierti il fiato, così caldo, così mediterraneo ma freschissimo, un carnoso profumo tutto ribes e mirtilli, rosa passita, terra e pietra, dal vigore e dalla baldanza trionfante. E infine il momento della verità, del primo “bacio”, pardon, del primo sorso, polposo di frutta, con la “ciccia” e le curve al posto giusto, ma elegantissimo, di gran nerbo, con un allungo scattante, una freschezza e una gioventù disarmanti, un’innocenza primigenia, un equilibrio tra frutto, acidità e pietra, sale e naturalmente impronta minerale, davvero stupendo” e che oggi, riferendomi all’annata 2016, descrivo così: colore melograno-tramonto, rosa pallido, naso delicatissimo, appena accennata una timida rosa, poi sale, pietra, sfumature agrumate e di ribes.

Un sorso di assoluta delicatezza, sapido, verticale, profondo, che si apre soavemente in bocca, con consistenza cremosa avvolgente, una carezza soave di ribes e lampone, di pietra e sale.
Un rosato, da abbinare… su tutto, abbinatelo a quello che volete e non sbaglierete certo, un capolavoro di assoluto appeal e bellezza. Uno dei tanti miracoli della Muntagna…
Feudo Cavaliere
Contrada Cavaliere
95038 Santa Maria di Licodia CT
Tel. 348 7348377
Email feudocavaliere@tiscali.it
Web http://www.feudocavaliere.com
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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http://www.feudocavaliere.it/
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