Garantito... da me!
Garantito… da me! Paestum Aglianico Vigna Girapoggio 2017 Verrone viticoltori
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10 mesi fail

Un bel rosso campano dal Cilento
C’è poco da fare, Puglia a parte, tra le regioni vinicole del Sud quella che ha davvero molto di più da dire e che mi regala spesso, ogni volta che stappo una bottiglia che proviene da lì, grandi emozioni, è la Campania. Anzi Campania Felix o anche ager Campanus, nome che indicava originariamente il territorio della città di Capua antica nel periodo romano, e in seguito anche le pianure dei diversi municipi confinanti. Fu nientemeno che Plinio il Vecchio a parlare per primo di Campania felix sia per sottolineare la fertilità della regione, sia per distinguere la Campania antica, cioè la Campania di Capua, dalla Campania nuova la quale, come detto, comprendeva una porzione dell’attuale Lazio.
Come si fa, essendo appassionati di vino, a non ‘escire pazzi per una regione che può contare su un vitigno rosso strepitoso come l’Aglianico e su vitigni rossi minori come Piedirosso, Pallagrello nero, Pepella, Tintore? E che passando alle uve bianche può schierare Fiano d’Avellino, Greco di Tufo e Falanghina? Per non citare poi Coda di Volpe, Asprinio di Aversa, Pallagrello bianco, Biancolella e Forastera di Ischia, il Caprettone del Vesuvio…
E’ fantastica la Campania felix… Ma quale è l’origine del nome “Campania”? Secondo l’ipotesi più accreditata si deve questo toponimo alla città di Capua, una città la cui fondazione è probabilmente anteriore a quella di Roma e dunque grosso modo contemporanea a quella di Partenope, se non addirittura anteriore rispetto a quest’ultima. La zona di Capua e dei suoi immediati dintorni era pianeggiante, ed è dagli abitanti di quel centro, i Capuani, che si hanno i Campani, ossia coloro che vivevano in tutta quell’area sulla quale era esercitata l’influenza di Capua. Ager Campanus, infatti, era per gli antichi proprio il territorio di Capua, che fino alla sua volontaria romanizzazione (donò se stessa ai romani per non farsi conquistare dai sanniti) era la più grande città in Italia.
Esaurito l’excursus storico – filologico, torniamo a parlare di vini. Ho scritto in sequenza, negli ultimi mesi, della Falanghina dei Campi Flegrei della Sibilla, dell’Asprinio di Aversa e del fantastico Gragnano di Salvatore Martusciello. Poi ho polemizzato con un personaggio che una volta era un’autorità in materia di vini campani. Una volta…
Oggi, in attesa di scrivere presto di un Taurasi e di un Fiano di Avellino, voglio parlare di un paio di vini, che mi sono piaciuti molto, prodotti da un’azienda che si trova in provincia di Salerno, nel Cilento. Zona dove la produzione vinicola prevede vini bianchi, rossi e rosati. L’azienda si chiama Verrone viticoltori è stata creata e viene gestita da Antonio Verrone e dai suoi due figli, Paolo e Massimo, e si sviluppa “su una collina di circa 13 ettari che si erge con i suoi caratteristici terrazzamenti a girapoggio ad un’altezza di circa 150 metri di altezza, affacciandosi sullo splendido panorama offerto dalla costa cilentana, in località Cannetiello, nel Comune di Agropoli (Salerno), alle porte del Parco Nazionale del Cilento”.

La zona vanta attrattive monumentali e artistiche come, nel comune di Lustra, la tenuta del Castello di Rocca Cilento, che ha circa mille anni di storia e secondo antichi documenti sarebbe il Castellum Cilenti, costruito dai Longobardi a presidio dell’actus, sin dal 963. Sempre nel Comune di Lustra, in prossimità della famosa chiesa medievale di Santa Maria Vetere, si trova la tenuta di Santa Maria Vetere, anch’essa coltivata esclusivamente nella varietà D.O.P. Cilento Fiano che ben si adatta ad altitudini che raggiungono gli ottocento metri.
L’azienda Verrone “persegue, fin dal 1967, la passione per la viticoltura, coniugata all’utilizzo di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di ottenere vini dalla personalità forte e riconoscibile, tipica delle terre cilentane. I vigneti di Aglianico e Fiano sono allevate a Guyot e affondano le loro radici in un terreno composto da flysch cilentano, argilloso e calcareo.
Due i vini che ho bevuto con grande piacere: un Cilento Fiano Vigna Poggio 2018 e un Paestum Aglianico 2017.

Il Fiano mi è piaciuto, colore paglierino oro brillante luminoso, naso un filo troppo discreto, non di grandissima espressione, molto elegante, ben secco, con note di pesca noce, fiori bianchi, miele, nervoso, al gusto molto equilibrato, non di grande espansione, sapido, con una bella espressione fruttata. Mi è piaciuto molto di più il Paestum Aglianico Girapoggio, annata 2017, alcol ben bilanciato a 13 gradi e mezzo, affinato da 9 a 12 mesi in acciaio e poi un anno in bottiglia, uno di quei rossi che quando li stappi finisci per berli con grande piacere prima che attardarti ad analizzarti e a cercarne le sfumature organolettiche.
Profumi dove accanto ad un frutto succoso, che richiama la prugna più che la ciliegia, prevalgono note terrose, una salda struttura tannica non aggressiva che ti colpisce sin dal primo sorso, nervoso, sapido, con note di liquirizia nello sviluppo, bella polpa e soprattutto una grande piacevolezza da vino di carattere..

Verrone viticoltori
Località Cannetiello
84043 Agropoli SA
Tel. 089 236306 – 335 6310320
e-mail info@verroneviticoltori.it
sito Internet http://www.verroneviticoltori.it/
n.b.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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