Libiam nei lieti calici
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Le Gemme 2014 Brunori
Pubblicato
5 anni fail

Quali vini italiani, autoctoni al 100%, espressioni di un territorio ben delimitato e unico, e non riproducibili altrove, vi vengono in mente, se vi propongo di pensare ad un vino che sa essere grande giovane, vinificato in acciaio o affinato sui propri lieviti, ma ancora più grande, e senza necessariamente toccare il legno, a svariati anni dalla vendemmia?
Grandi bianchi territoriali, spostandoci dal Roero dell’Arneis sino alla Sicilia dei bianchi dell’Etna e passando per il Fiano dell’Irpinia, non mancano di certo – e come dimenticare il Soave nelle sue molteplici espressioni? – ma credo di non offendere nessuno se dico che di emozionanti e poliedrici come il Verdicchio dei Castelli di Jesi faccio fatica a trovarne.
Perché il Verdicchio, simbolo del vino marchigiano più di qualsiasi altro, ha una tale multiformità di espressione in qualsiasi momento della sua fase evolutiva, che lo si beva fresco di annata oppure reso più complesso da alcuni anni di riposo in bottiglia, e non sto qui a chiamare in causa le differenze e le sfumature legate alle caratteristiche pedoclimatiche del vigneto in base alla posizione che ha rispetto al fiume Esino, da lasciare senza parole.
Un esempio, tra i tantissimi, di questa multiformità, che rende il bianco della splendida zona collinare in provincia di Ancona quasi unico, arriva dai Verdicchio, di annate e stile diverso, di una delle aziende simbolo della denominazione, una cantina, Brunori, che ha i propri vigneti simbolo nel cuore della zona di produzione, ovvero nel comune di San Paolo di Jesi, e precisamente in contrada San Nicolò, che proprio nel 2016 festeggerà i suoi 60 anni di attività, perché fondata da Mario Brunori, che su subito coadiuvato dal figlio Giorgio, nel lontano 1956.
I Brunori, originari di un altro comune di importanza fondamentale per la produzione di Verdicchio, Cupramontana, operano nel campo del vino da ancora più anni, ma è stato nel 1956, che hanno fatto la scelta della commercializzazione del vino in bottiglia. E, ricorrenza per ricorrenza, quarant’anni fa, nel 1976, con un vino della vendemmia 1975, iniziavano ad imbottigliare e vendere il Verdicchio dei Castelli di Jesi che è diventato il loro simbolo, il cru San Nicolò.
Un vigneto di media collina, posto a 200 metri di altezza, che si estende per sei ettari e mezzo su un terreno argilloso-sabbioso calcareo, esposto a sud – sud-ovest, posizione che favorisce un’ottimale maturazione delle uve e vede verificarsi regolarmente, nel periodo che precede la vendemmia, sbalzi termici che favoriscono la ricchezza degli aromi.
I Brunori, a guidare l’azienda sono oggi i nipoti del fondatore Mario, Cristina e Carlo, fanno parte di quella categoria di produttori che al clamore mediatico preferiscono la tenacia e la costanza del fare ed i loro Verdicchio parlano più di tanti proclami.
Il loro “base”, se così lo si può definire, è il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Le Gemme, che nell’annata 2014 è stato prodotto in 22 mila esemplari, ed è un vino la cui vinificazione prevede una normale fermentazione in bianco a temperatura controllata in acciaio con successivo affinamento in vasche di cemento vetrificato.
I dati analitici, forniti sul sito Internet aziendale, parlano di 12,39 di alcol, di 21,90 grammi litri di estratto secco e di 5,51 di acidità totale, per un vino che all’assaggio appare paglierino oro di media intensità brillante e luminoso, naso molto tipico, vivo, secco, scattante, con note di nocciola, mandorla, pesca noce in evidenza e accenni agrumati. La bocca è sottile, incisiva, non di grande ampiezza, ma precisa e molto pulita, con una bella acidità che spinge, un gusto molto salato e una bella coda lunga di notevole energia e persistenza.
Come sapete il Verdicchio dei Castelli di Jesi prevede diverse tipologie ed mentre la menzione “classico” è riservata alle uve provenienti dalla zona originaria più antica, per avere anche la dizione “superiore” è necessaria una resa per ettaro più bassa ed una gradazione alcolica leggermente superiore.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico superiore 2014 San Nicolò
Il vigneto San Nicolò è posto nella zona classica e come rilevano le note analitiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico superiore 2014 San Nicolò, prodotto in 16.800 esemplari, la gradazione alcolica supera i 13 gradi e l’estratto secco si avvicina a 24 grammi litro, con un’acidità totale di 5,69. C’è una differenza nelle pratiche di vinificazione rispetto a Le Gemme, fermentazione in bianco ma sosta prolungata sui lieviti prima dell’affinamento in vasche di cemento, ma, l’annata è la stessa, ma qui le uve sono quelle del San Nicolò, il carattere del vino cambia profondamente all’assaggio.
Il colore è paglierino oro intenso e brillante, il naso variegato e caldo, di nitida definizione con frutta a polpa gialla, mandorla, miele, agrumi, erbe aromatiche e note di anice in evidenza e al gusto una polpa succosa, ampia carnosa, di grande sostanza e ampiezza, ma con freschezza e sale. Un vino voluminoso di notevole larghezza ma con un equilibrio e una sapidità, un bilanciamento, davvero da grande bianco.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Riserva San Nicolò 2013
Con la vendemmia 2006, dieci anni fa, si festeggiavano le prime 1300 bottiglie del Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Riserva San Nicolò e oggi, trascorsi sette anni, la quantità prodotta è rimasta inalterata, ma il vino ha acquisito una maturità e una sicurezza d’espressione davvero da grande bianco. Il vino fermenta in acciaio, compie una sosta prolungata sui lieviti e si affina lungamente prima di essere commercializzato, un anno in vasche di cemento vetrificato e 6 mesi in bottiglia, ed i risultati, con dati analitici che parlano, per il 2013, di 13,80 di alcol, e 5,94 di acidità totale, fanno capire di essere di fronte ad un grande bianco, ancora molto giovane e con ampia possibilità di sviluppo e tenuta davanti a sé.
Il colore è uno splendente paglierino, con sfumature verdognole, grasso nel bicchiere, brillante luminoso ed il naso porta nel mondo intrigante del Verdicchio dei Castelli di Jesi che inizia ad accumulare sfumature: cera d’api, confetto, agrumi canditi, lavanda, per una bocca che appare ancora più fresca e viva, tesa e nervosa del 2014, con notevole energia e coda lunga e salata, con spiccata componente minerale. Un grande Verdicchio dei Castelli di Jesi classico riserva, ancora molto giovane e di un’eleganza che conquista.
Azienda vitivinicola Brunori
Viale della Vittoria 103
60035 Jesi AN
Tel.0731.207213
E-mail: info@brunori.it
Sito Internet http://brunori.it/
Attenzione! Non dimenticate di leggere anche:
- Le Mille Bolle Blog www.lemillebolleblog.it
- Rosé Wine Blog www.rosewineblog.com
Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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é sempre stato tempo per bianchi, per rossi, per rosati: questione di gusti e di circostanze… Oggi c’é forse una riscoperta dei bianchi eleganti ed equilibrati dopo anni di rossi potenti, estrattivi, muscolari..
Friulano d’origine, apprezzo molto i bianchi della mia regione ma devo ammettere che,bazzicando le Marche,sono rimasto molto ben impressionato da svariati Verdicchio in particolare Fattoria San Lorenzo (Castelli di Jesi,riva sinistra Esino), Vallerosa Bonci (Castelli di Jesi, riva destra Esino) e Collestefano (Matelica).
Friulano d’origine, apprezzo molto i bianchi della mia regione ma devo ammettere che,bazzicando le Marche,sono rimasto molto ben impressionato da svariati Verdicchio in particolare Fattoria San Lorenzo (Castelli di Jesi,riva sinistra Esino), Vallerosa Bonci (Castelli di Jesi, riva destra Esino) e Collestefano (Matelica).
Complimenti bell’articolo.
Se mi permetti lo condivido nella pagine del mio negozio Il Vinivendolo.
Saluti Claudio
Le sue parole hanno colto a pieno lo spirito della nostra azienda. Con sincera gratitudine
Grazie mille per questo excursus! Anche se il mio vino preferito in assoluto è il Soave, apprezzo molto anche il Verdicchio, ma questo non l’ho mai assaggiato. Provvederò al più presto a colmare questa lacuna!
Ziliani, ma due parole su Tachis le dirà? ho letto un suo articolo al vetriolo di qualche anno fa, e mi piacerebbe sapere alla fine quale è il suo pensiero sull’opera e sull’influenza di Tachis. Positiva, negativa o mista?
quello che possa pensare il sottoscritto sull’operato di un grande tecnico e uomo come Tachis non conta nulla. Quando un uomo che ha lasciato la propria traccia nel mondo dove ha lungamente operato si congeda, il rispetto ed il silenzio sono l’unico commento sensato.
Ho lasciato il compito di ricordare l’enologo e l’umanista Tachis ad un bravissimo collaboratore, Alfonso Stefano Gurrere, che alcuni anni fa scrisse un magnifico articolo che conserva ancora tutta la sua attualità ed il suo valore.