Libiam nei lieti calici
Lusco Rias Baixas Albariño 2007 Pazos de Lusco
Pubblicato
9 anni fail

Non ho bevuto un granché, confesso, “bollicine” a parte stappate per continuare ad alimentare Lemillebolleblog, in questa estate torrida dove le temperature e l’afa non invitavano a bere che acqua ghiacciata.
Di rossi non se n’è proprio parlato in tutto agosto e se qualche consolazione mi è arrivata, come sempre, soprattutto quando sono buoni e d’autore, dai rosati, le maggiori soddisfazioni, date dalla complessità e piacevolezza dei vini e non solo dal loro potere rinfrescante e dalla loro capacità di accompagnare la cucina leggera stagionale, sono puntualmente venute da quei bianchi che io considero, con pochi altri italiani, al vertice del mio personale indice di gradimento.
Mi riferisco ovviamente, forse si sarà capito, a quei formidabili bianchi spagnoli base Albariño che fanno riferimento alla D.O. Rías Baixas (visitate qui il sito Internet del Consejo Regulador). Una D.O. molto dinamica che é cresciuta in maniera vertiginosa negli ultimi vent’anni, passando, dai 237 ettari, con 14 bodegas, 492 viticoltori e 5850 ettolitri prodotti del 1987 alla quota di 3698 ettari, 192 bodegas, 6556 viticoltori e 161.476 ettolitri (nel 2006 avevano toccato quota 204.000) del 2009, sino ai dati 2011 che parlano di 6617 viticoltori, 286 mila ettolitri di vino, 3969 ettari vitati e 181 bodegas produttrici.
L’Albariño che mi ha fatto sognare in questo agosto è prodotto da una bodega di recente storia, fondata nel 1996, di cui ho già scritto magnificando una selezione, Pazos de Lusco a Salvaterra de Miño, Pontevedra, fondata da José Antonio López Domínguez con l’obiettivo di produrre “albariños con personalidad y carácter”.
Non una grande azienda visto che conta solo su sei ettari di vigneto di vent’anni d’età piantati con il sistema tradizionale a pergola, originale nella sottozona denominata Condado de Tea della denominazione, una zona di montagna con suoli granitici sciolti moderatamente acidi e profondi, che consentono un perfetto drenaggio in occasione delle abbondanti piogge della zona, dove la coltivazione della vite si estende sino al confine destro del fiume Miño.
Una estensione vitata suddivisa in sei diversi “pagos” a seconda delle caratteristiche geologiche e microclimatiche condotta con pratiche agricole che l’azienda definisce testualmente “ancestrales y respetuosa“. Il risultato è un Albariño che esalta la componente sapida minerale tipica della varietà e dei vini che ne risultano, componente che emerge ancora di più dopo qualche anno – in questo caso avevo stappato un 2007, rigorosamente affinato solo in acciaio e non in legno – di permanenza in bottiglia in cantina. Un vino prodotto in 45 mila esemplari, venduto in Spagna ad un prezzo intorno ai 12 euro, che nasce con una tecnica di vinificazione che prevede macerazione pellicolare, utilizzo di lieviti autoctoni, nessuna malolattica, fermentazione in acciaio sur lie dove riposa almeno sei mesi.
Il risultato non è solo uno straordinario, magnifico vino da pesce, soprattutto frutti di mare o mariscos, crostacei, ma un bianco che ad ogni sorso regala tesori di complessità e freschezza, e invita brillantemente al bere.
Colore paglierino oro squillante, di estrema luminosità, piena di riflessi, mostra, dopo cinque anni!, un naso freschissimo, fitto, intenso, salato, profumato di mare, sale e pietra focaia, con aromi di agrumi, pesca noce, fiori bianchi, gelsomino in particolare, di grande fragranza vivacità e freschezza.
Caratteristiche che ritornano puntualmente al gusto, con una bocca fresca, viva, scattante, salata e di gran nerbo, con una splendida acidità che spinge e dà energia e un retrogusto che oltre che gli agrumi richiama la mandorla e ha una coda lunga salata, piena di forza, equilibrata e godibile, che porta ad apprezzare il vino bicchiere dopo bicchiere.
Uno di quei vini che fanno la grandezza e la nobilitate della DO Rias Baixas.
Adega Pazos de Lusco
Lugar de Grixó Alxén
Salvaterra de Miño, Pontevedra
sito Internet http://www.lusco.es/es/
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N.B.
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Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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