Indiscrezioni
Interrogativi ilcinesi. A proposito di aumenti delle quote contributive del Consorzio Brunello

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Premettendo che da sempre ubi maior minor cessat,è facile anche pensare che possa essere la risposta dei grandi verso quelli che votarono contro e prevalsero,le modifiche dei disciplinari del brunello.
Beh, che dire? Dalle mie parti c’é un proverbio; chiedere é lecito, rispondere é cortesia. Di questi tempi come si fà a dire a una ditta che i più di centomila Euro che paga a un Consorzio sono pochi soldi? Non, non sarebbe corretto dirlo. Ma d’altra parte come si fa a non riconoscere che tutti paghiamo la stessa esatta cifra per ogni quintale di uva, ettolitro di vino o bottiglia che produciamo. E anche questo é giusto, e non sarebbe corretto volere cambiare una cosa così palesemente giusta. Come si quadra il cerchio? Mah, variando in ogni modo ragionevole quote fisse o a quintale di prodotto io non ho trovato nessun compromesso accettabile, e ho provato davvero tante formule. Se qualcuno ha un’idea migliore la tiri fuori, se riesce a quadrare il cerchio merita un monumento. Peró avrei una modesta proposta; abbattiamo drasticamente i costi del Consorzio, che non possiamo più permetterci, e paghiamo tutti di meno. Molto meno. Come? Beh, dall’inizio della crisi tutte le nostre aziende hanno ridotto enormemente i costi (anche con sacrifici dolorosi) mantenendo inalterata la produzione. Solo il Consorzio ha mantenuto inalterato organico e costi, e questo non é accettabile. Questa é la base, ed è anche un fatto di grande importanza morale nei confronti dei soci, che in questi ultimi anni hanno fatto tantissimi sacrifici. E poi il lato più importante; l’OCM ci mette e ci metterà a disposizione finanziamenti per le operazioni promozionali al 50% a fondo perduto, più un 20% aggiunto dalla Regione. Questo vuol dire che un investimento di € 400.000 attiva € 1.600.000 di spesa. Ci basta e avanza, limitiamoci a quello. E mettiamo a dieta la struttura che, in questi tempi di vacche magre, non può costare più di € 300.000 semplicemente perché di più non possiamo permettercelo. Nella mia modesta opinione questo é l’obiettivo a cui tendere, un Consorzio che costa ai soci non più di € 700.000 di quote (contro 1,6 milioni di oggi) e garantisce un programma di promozione da € 1.600.000 formato da eventi appaltati a gara ad operatori specializzati di provata esperienza a “scatola chiusa”. Se un operatore sbaglia un evento, l’anno dopo lo sostituiamo. Riassumendo una struttura leggerissima a costo minimo, un consiglio e una presidenza che siano gli unici a gestire i rapporti con le istituzioni del modo del vino e politiche e programmi basati sulla collaborazione delle strutture più professionali disponibili. Così potremmo ridurre di oltre la metà le spese delle grandi aziende, ma anche di tutte le altre. E ogni Euro speso ne porterebbe quattro di investimenti, poi starà al Consiglio fare si che siano ben spesi; se non ci riuscirà, ogni tre anni si vota e si mandano a casa. A occhio direi che una robetta così in assemblea può passare, mentre un aggravio della quote ai piccoli per ridurle ai grandi (Robin Hoood all’incontrario) lo vedo un filo più complesso.
Si sá quanto bisognava pagare per la vecchia quota contributiva?
Certo, ma il meccanismo è macchinoso. In sintesi per ogni bottiglia paghiamo una quota fissa che copre il 10% (una quota uguale per ogni socio) più una quota variabile che copre il 90% (una quota uguale per ogni Ql di uva, Hl di vino e bottiglia). C’è chi vorrebbe alzare la quota fissa, che è l’unico modo per ridurre la spesa delle grandi aziende anche perchè la quota variabile deve essere per legge uguale per tutti. Io propongo di ridurre drasticamente le spese per ridurre drasticamente le quote di ogni socio; dato che nelle nostre vite private siamo costretti a farlo tutti e ci girano, se Consorzi, Stato, Provincie e compagnia cantante non faranno gli nostri stessi sacrifici un giorno o l’altro li andremo a cercare coi forconi.