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Nasce l’Accademia del Barolo: ma allora il Consorzio Barolo e Barbaresco a cosa serve?
Pubblicato
9 anni fail

Di fronte a certe notizie non si può non rimanere stupefatti.
Non bastava che in Valpolicella un gruppo di aziende autodefinitesi “Famiglie dell’Amarone d’Arte” desse vita ad un’associazione composta da presunte coscienze e padri nobili della denominazione, aziende che quest’anno hanno deciso di non partecipare all’Anteprima Amarone 2008. Ora anche nella sacra terra di Langa un altro gruppo di produttori, aziende ben note, non c’è che dire, decidono di autonominarsi Accademia. L’Accademia del Barolo.
Un comunicato stampa c’informa della nascita di questa novella associazione nata “per promuovere il Barolo e il suo territorio di origine”. Associazione formata dalle seguenti aziende: Azelia, Michele Chiarlo, Conterno-Fantino, Damilano, Poderi Luigi Einaudi, Gianni Gagliardo, Franco Martinetti, Monfalletto – Cordero di Montezemolo, Pio Cesare, Prunotto, Luciano Sandrone, Paolo Scavino, Vietti e Roberto Voerzio.
Aziende, così vengono definite, “celebri, che negli anni hanno contribuito in modo determinante all’affermazione dell’immagine del vino Barolo, protagoniste a livello internazionale e icone riconosciute di uno dei più grandi vini del mondo”.
Sorvoliamo sul fatto che la nascita di questa associazione venga motivata con l’obiettivo di condividere “un obiettivo comune” in “una terra tradizionalmente vocata all’individualismo”, ma di fronte ad alcuni estratti del comunicato stampa c’è da rimanere senza parole.
Soprattutto quando si legge: “Il Barolo ha bisogno di stare al passo con i tempi e di comunicare – affermano i produttori – : ci sono molti nuovi potenziali consumatori e altrettanti appassionati, per così dire, già “consolidati” che quotidianamente entrano in contatto con proposte di qualità presentate da parte di produttori di altre importanti regioni vitivinicole del mondo, e in una logica di sana concorrenza, il Barolo rischia di essere posto un po’ ai margini del palcoscenico mondiale dei grandi vini.
L’obiettivo che ci proponiamo, in questo particolare momento che sta vivendo l’economia mondiale, è semplicemente quello di evitare che questo succeda facendo squadra, mettendo a disposizione le nostre esperienze e le nostre energie per rendere al territorio, che tanto ci ha dato, un contributo finalizzato a diffondere sempre più la conoscenza del Barolo nel mondo, affinché questo grande vino, come merita, rimanga sempre ben saldo al centro dell’attenzione di operatori e consumatori, espressione autorevole e prestigiosa di una viticoltura difficile ed emblema di una qualità superiore”. Domanda semplice semplice, ma se questa Accademia nasce per ovviare ad un difetto di comunicazione, per fare squadra, per lanciare un segnale forte della presenza del Barolo ai “potenziali comunicatori”, allora il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Roero, di cui larga parte degli “accademici” produttori fanno parte, a cosa serve?
La mission che l’Accademia si è data non rientra forse e coincide con i compiti istituzionali del Consorzio, con le sue attività di valorizzazione che alla luce della “nuova Legge nazionale sui vini a Denominazione affidano maggiori compiti di Promozione ai Consorzi di Tutela”?
Insomma, questa novella Accademia del Barolo vuole occuparsi di cose di cui il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco, ecc, non si occupa o non si occuperebbe a sufficienza?
E l’Accademia nasce parallelamente oppure in contrapposizione, superamento e polemica con quel Consorzio, oggi presieduto da Pietro Ratti, che esiste dal lontano 1934? Cosa ne pensa in merito il Consorzio? Se qualcuno di questa Accademia che dice di voler stare al passo con i tempi e di avere la soluzione per “diffondere sempre più la conoscenza del Barolo nel mondo” volesse farci capire, spiegare, illuminarci, gliene saremmo profondamente grati….
Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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A chi fa parte del Consorzio e al contempo dell’Accademia andrebbe effettivamente chiesto se pensi di avere le idee chiare. Io temo di no. Creare un’Accademia surrogata del Consorzio ma per happy few finisce per svuotare ulteriormente di senso un’istituzione poco amata, poco partecipata e spesso svilita da eventi recenti come il ciclo di conferenze organizzato dalla Strada del Barolo.
Un mio amico che lavora nello spettacolo, fa delle serate in piazza d’estate, mi diceva di aver costituito allo scopo un’Accademia. Pare che questo soggetto giuridico goda di un trattamento fiscale vantaggioso rispetto ad altre forme. Come in passato c’è stato il momento delle fondazioni adesso sembra sia il momento delle accademie, di tutti i generi e in tutti i settori. Tornando al Barolo, non può essere la trovata di qualche commercialista molto sveglio?
Franco, mi sembra la stessa associazione che era stata fondata ben più di un anno fa che ha organizzato l’Asta del Barolo nel 2011. I nomi dei produttori mi sembrano gli stessi. Perché ne parli adesso?
ne parlo ora perché solo ora l’Accademia é stata presentata con un comunicato stampa inviato venerdì scorso
A proposito dell’Accademia del Barolo pubblico con piacere la precisazione che mi ha inviato Alberto Cordero di Montezemolo, dell’Azienda agricola Monfalletto Cordero di Montezemolo di La Morra.
Ciao Franco, L’accademia del Barolo nasce lo scorso anno da un’idea di Gianni Gagliardo il quale dopo oltre 10 anni di asta del barolo sentiva la necessità di rendere l’evento più territoriale, coinvolgendo maggiori persone e con potere mediatico ancora più grande.
Questo perché in tanti anni la sua manifestazione era cresciuta in termini di energie, risorse, tempo, costi, immagine, ecc… tanto da non poter più essere gestita interamente da una sola azienda privata come quella di Gianni.
La sua scelta è stata dunque quella di chiedere l’appoggio ad alcuni produttori (quelli dell’accademia sostanzialmente) che negli anni precedenti lo hanno sempre sostenuto con cessioni di vini diretti dalla cantina storica delle aziende e partecipazione all’evento in senso lato. Nasce così l’associazione, per poter avere maggiore appeal mediatico sul Barolo in sé, contare su più persone che dessino una mano nella gestione e condividere un evento importante per il prodotto che più ci contraddistingue e ci accomuna sul mercato.
La scelta di non far confluire l’asta nelle mani del Consorzio o altri enti è molto semplice. Il Consorzio viene e verrà sempre riconosciuto come ente istituzionale per la tutela e la promozione di TUTTE le doc e docg della granda. Su questo nessuno si sostituisce o auto elegge migliore. Il problema è che per mantenere questa istituzionalità non bisogna far torno a nessuno.
Ciò significa che i fondi (irrisori) che il Consorzio ha non possono essere utilizzati solo per una doc o l’altra e che appena si decide di fare una cosa ci sono mille persone che dicono che non va bene, bisogna farla in altro modo, non viene contato che…, sarebbe meglio se…, i soldi vanno gestiti così…,ecc…
Morale: è sempre arduo (se non impossibile) riuscire a fare qualcosa di concreto. Purtroppo è il grave handicap di enti che devono rendere conto a tutti. La nostra è nient’altro che un’associazione, COME MILLE ALTRE, nate negli ultimi anni, che vuole agire senza indugi, condividere un’immagine comune sul mercato e puntare tramite l’unione di più produttori a dare maggior visibilità e prestigio ad una sola doc (il Barolo) che traini lo sviluppo delle aziende che ne fanno parte (ovviamente) ma soprattutto il Barolo in generale.
Non penso che nessuno delegittimi o sovrasti il ruolo di Consorzio o qualsiasi altro ente o associazione. Secondo me più se ne parla e si comunica il Barolo meglio è, a prescindere da chi lo fa: ente, azienda, associazione, circolo…
Mi domando se sia liberamente consentito utilizzare la denominazione Barolo nella ragione di un’associazione o di una Onlus. Se cosi fosse ne potrebbero nascere a decine simili a questa Accademia con la confusione che ne deriverebbe. Un mio semplice pensiero ad alta voce.
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Faccio una semplice domanda: la nascita di questa Accademia vuole tutelare l’intera immagine del Barolo che, oramai è diventato il vero “Re” dello scaffale della grande distribuzione? Oppure le aziende che ne fanno parte sentono la necessità di tutelarsi, solo perchè si sono resi conto (forse troppo tardi) che l’intero circuito Barolo comincia a segnare il passo?
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