Garantito... da me!
Garantito… da me! Pietroso Brunello di Montalcino 2006
Pubblicato
10 anni fail

Devo dirlo subito. Mi indigna il solo pensiero che qualcuno possa pensare che se continuo ad occuparmi di Montalcino e delle sue vicende e a parlare, come continuerò a fare, qualcuno se ne faccia pure una ragione, di Brunellopoli, è perché io abbia in qualche modo l’obiettivo di arrecare danno o “fare la guerra” al suo territorio e alle aziende che ci lavorano.
Se qualcuno pensa una cosa del genere, dico solo che non mi conosce. O forse gli fa comodo, non so per quali misteriosi motivi, trasmettere un’idea assolutamente non corrispondente al vero del mio lavoro giornalistico.
Io mi occupo di Montalcino, del suo Brunello, del Rosso che qualcuno vorrebbe stoltamente supertuscanizzare, perché non potrei non farlo, perché i simpaticissimi ilcinesi me ne danno puntualmente motivo.
Perché ritengo giusto e doveroso ricordare quello che è stato, che è indubbiamente successo e non ce lo siamo inventati noi, mentre altri stanno cercando di far passare uno straccio sopra, in nome di uno “scurdammoce ‘o passato” che è vergognoso.
Allora a chi riprova – in parecchi l’hanno più e più volte fatto nel 2008, 2009 e 2010 – a farmi passare per “nemico di Montalcino” e del Brunello, voglio dedicare, con tanta simpatia, perché mi sono simpatici nonostante tutto, questo Garantito… da me di oggi.
Un Garantito… da me dedicato ad uno dei non tantissimi, ma nemmeno pochi Brunello di Montalcino 2006 (prezzo agli operatori 20 euro più Iva) che, come ho scritto qui, mi hanno pienamente convinto nel corso delle mie due giornate di degustazione, rigorosamente alla cieca, se ne faccia una ragione qualche produttore che non ha digerito la “bocciatura” del suo vino e mi ha accusato di degustare “con pregiudizio” (ma de che?) del Benvenuto Brunello 2011.
Il produttore è piccolo, l’ azienda ha un’ estensione di 8,5 ettari, di cui 3,5 coltivati a vigneto iscritto alla produzione di vino Brunello di Montalcino e di 1 ettaro a oliveto, e si chiama Pietroso – sito Internet qui – e oggi è condotta dal nipote del fondatore, Gianni Pignattai, che si avvale della consulenza di Alex Dondi come enologo, e di Lucio Maruotti come agronomo, e da qualche tempo anche dal figlio Andrea, enotecnico.
Come ho chiesto a Pignattai di raccontare, ad uso e consumo dei lettori di Vino al vino, “l’azienda è nata negli anni ’70 (il primo Brunello imbottigliato è della vendemmia 1978) grazie alla passione di mio nonno Domenico Berni (conosciuto a Montalcino come “Delfo”), che ha iniziato questa attività quando è andato in pensione dal suo lavoro nell’amministrazione pubblica in terreni di sua proprietà nelle immediate vicinanze del paese di Montalcino. Me ne occupo io dal 1995, quando mio nonno è mancato, anche se già negli anni precedenti avevo iniziato ad aiutarlo.
I nostri vigneti sono dislocati in tre zone diverse di Montalcino:
Vigneto Pietroso: si trova a ridosso delle mura di Montalcino (dove si trova anche la cantina e la sede aziendale) a circa 500 metri di altezza, con esposizione ovest. Circa un ettaro disposto su oltre 10 terrazzamenti secolari (come esposizione e tipo di terreno si può paragonare alla vigna di Tiezzi sotto le mura di Montalcino; anche per la vicinanza).
E’ la componente eleganza e finezza; vino non troppo alcolico con ottima acidità (mi vanto di dire che qui abbiamo raccolto in ottobre anche il 2003) Vigneto Fornello: circa un ettaro sul versante opposto della collina di Montalcino a 400 metri esposizione est. (Zona ed altitudine del Paradiso di Manfredi ma più verso sud). Struttura e carattere
Vigneto Colombaiolo: 2 ettari sopra l’abbazia di Sant’Antimo a 400 metri di altitudine, esposizione sud/est. Viene usato solo in parte per il Brunello, in prevalenza per Rosso di Montalcino.
C’è pure un nuovo vigneto in affitto dallo scorso anno che secondo me è un gioiello. Sulla sommità della collina di Montosoli (di pertinenza della bellissima Villa di Montosoli) questo vigneto degli anni ’70/80(ma con una decina di filari degli anni ’40)è circa un ettaro e mezzo e si trova tra i cru di Altesino (vigna Montosoli) e Caparzo (vigna La Casa) con esposizione sud/est. Il nostro Brunello di Montalcino è un blend dei primi tre vigneti, che lo compongono in percentuali diverse in base anche all’andamento climatico.
Le uve vengono fermentate separatamente in modo tradizionale, in tini di acciaio di circa 60 hl (ma da tre anni anche in tini di legno da 50Hl) ad una temperatura che si lascia andare fino ai 33° per circa tre settimane.
Una nota sui lieviti: cerchiamo di fare una fermentazione spontanea con i lieviti indigeni, ma non sono integralista adesso ( lo sono stato in passato ed ho corso il rischio di rovinare il lavoro di un anno): se c’è bisogno in annate difficili interveniamo con lieviti selezionati.
L’affinamento in legno non dura meno di tre anni, i primi sei mesi in tonneaux da 5 ettolitri (dove svolge anche la fermentazione malolattica), poi in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri”.
Ringrazio Pignattai (i cui vini sono distribuiti da The Wine Trio) per questo nitido racconto del proprio lavoro, dedicando grande attenzione del ruolo basilare delle vigne, alla loro collocazione, età ed esposizione e non posso che riprendere le note di degustazione del Benvenuto Brunello e dirvi perché questo vino mi abbia convinto senza se e senza ma, mica come certi comici e pittoreschi fenomeni da luna park, “Brunello” dai profumi di krapfen e frittelle, o dai sentori di mora, soprattutto per una caratteristica, la sua eleganza, la freschezza, la vivacità, il nerbo, la finezza.
Colore di notevole vivacità e brillantezza, un bel rubino squillante di assoluta energia, naso fresco, vivo variegato, con un bel carattere spiccato di ciliegia e viola da Sangiovese, e nitide striature di macchia mediterranea, spezie, terra, pepe nero, vena di liquirizia e cuoio.
Bocca molto snella sapida e nervosa, vino più profondo che largo e non certo una stucchevole “fruit bomb” venata di legno, con una lunga articolazione, un saldo corredo tannico, gusto lungo, pieno, persistente, con vena minerale spiccata e acidità che spinge e dà freschezza, carattere al vino, sicuramente destinato ad una bella e lunga evoluzione nel tempo. Se saprete resistere alla tentazione di stapparlo prima naturalmente…
Azienda agricola Podere Pietroso Montalcino
tel. e fax +39 0577/848573
www.pietroso.it
indirizzo e-mail info@pietroso.it
Due brevi note di presentazione Sono nato a Milano nel 1956 e dal 1966 vivo in provincia di Bergamo. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1984, dopo aver collaborato, scrivendo di libri, cultura, musica classica e di cucina, a quotidiani come La Gazzetta di Parma, Il Giornale, La Gazzetta ticinese e Il Secolo d’Italia, mi occupo di vino. Per diciotto anni, sino all’ottobre 1997, sono stato direttore di una biblioteca civica. Continua a leggere ...

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Buonissimo, eccellente è il Brunello di Gianni, a cui bisogna fare i complimenti (di cuore) anche perché fa sventolare alta la bandiera di Montalcino.
Gran vino davvero.
E’ davvero ammirevole come le piccole realtà sappiano tirare fuori l’eccellenza da un territorio che seppure benedetto per le sue caratteristiche deve la sua fama agli sforzi di tanti vignaioli che lo hanno reso grande con la loro passione e sapienza.. Credo che ascolterò questo prezioso consiglio..
Bravo Franco, e bravo Pignattai. Per me Pietroso 2006 e’ la sorpresa del millesimo, un ottimo vino ne’ troppo pronto da bere ne’ troppo asciutto come invece sono tanti, troppi Brunello 2006.
Dico sorpresa perche’ onestamente nelle annate precedenti non mi era tanto piaciuto.
Aggiungo che Gianni Pignattai si e’ rivelato un ottimo e disponibilissimo organizzatore della partita amichevole di calcio tra produttori ilcinesi e giornalisti, vinta qualcosa come 12:6 dai primi.
Bravo Gianni e tutta la sua famiglia, figli compresi. Queste sono le nuove generazioni di Montalcino che vanno appoggiate perché rappresentano il futuro.
Ho assaggiato il Brunello Pietroso due volte in due giorni diversi. La prima bottiglia non mi aveva convinto la seconda sì. probabilmente la prima aveva sofferto di un’apertura anticipata e di condizioni non ottimali. Sicuramente la stoffa c’é e anche la classe. Si vede lo sforzo di lavorare un Sangiovese di Montalcino dalle radici antiche ma con una testa moderna.
Pietroso é un ottimo esempio ma non é il solo. Secondo me saranno in diversi a sorprendere, hanno solo bisogno di più tempo, come succedeva ai Brunello di un paio di decenni fa, prima dell’ansia di assagio e di riscatto.
Grazie Franco del post e anche del tuo amore per il Brunello, che a volte può essere travisato, ma é autentico. Come una maestra che ama i suoi allievi pretendi da loro il massimo, a volte però devi mostrare più pazienza, ci sono i centrometristi ed i maratoneti.
e ci sono anche quelli che pretenderebbero di correre i cento metri non correndo come tutti gli altri, ma a bordo di una Ferrari. Oppure ciclisti dalla bicicletta con il motorino nascosto… E poi se dici che questi sono dei furbi, che non rispettano le regole, che prendono in giro gli altri, ti danno del “nemico” di Montalcino e del Brunello…
Pazienza non si può mica piacere a tutti, come recita una pubblicità “…per molti, ma non per tutti”.
Tu concentrati su quelli a cui piaci e soprattutto sul cuore della questione che é il Brunello di Montalcino, non disperderti in ripicche secondarie. Ma chi sono io per dare giudizi? Absolute Nobody, approfitto solo di questo spazio che é generosamente messo a disposizione.
perdersi in “ripicche secondarie” é atteggiamento infantile. E come tale non mi appartiene affatto
@ Francesco,non voglio fare di tutta l’erba un fascio,ma
dov’erano tutte queste piccole ammirevole realtà,quando
correvano i cento metri e,sapevano benissimo che altri
partecipavano alla competizione,senza averne il diritto?
Oh sempre sentito parlare delle tre scimmiette=Meridione
Oh la senzazione che,potrebbe valere anche a Montalcino.
lino-c@ queste piccole ammirevoli realtà sono una grande importante realtà, a Montalcino: una realtà terribilmente indaffarata, così indaffarata (ne darò conto presto) da non avere tempo per nient’altro che:
il lavoro in vigna,
il lavoro in cantina,
la burocrazia (che invece di snellirsi si complica sempre di più, e chi è piccolo ha meno diponibilità per occuparsene),
gli aggiornamenti,
il mantenimento del territorio,
le degustazioni,
le manutenzioni straordinarie (frane, smottamenti,riparazioni stradali, caduta alberi, recinzioni),
la presentazione e vendita dei propri prodotti.
Non mi pare stia a loro valutare se c’è qualche intrusione indebita, e nemmeno mi sempra che debbano farsi carico della la tutela dei loro prodotti!
Quoto Silvana Biasutti all 101%
Voglio condividere una degustazione del Brunello di Montalcino Pietroso del 2001.
I parametri sono quelli dell’A.I.S.
BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG IMBOTTIGLIATO ALL’ORIGINE DAL VITICOLTORE GIANNI PIGNATTAI NELL’AZIENDA AGRICOLA PIETROSO – MONTALCINO – ITALIA VENDEMMIA 2001 13,5%
ESAME VISIVO : limpido, rosso rubino c/riflessi granati, abb. consistente
ESAME OLFATTIVO : intenso, complesso, fine
DESCRIZIONE : fruttato(albatros, susina rossa disidratata, marmellata di prugna), sentori diversi(legno), erbaceo(humus, erba, prato tagliato, muschio), speziato(pepe bianco), floreale(viola mammola secca, petali di rosa)
ESAME GUSTO – OLFATTIVO : secco, caldo, abb. morbido
abb. fresco, abb. tannico, abb. sapido / di corpo
abb. equilibrato, intenso, persistente(6/7), fine
CONSIDERAZIONI FINALI : maturo, abb. armonico
PUNTEGGIO 85
CONTROETICHETTA:
Vino ottenuto da uve sangiovese (brunello) raccolte nei nostri vigneti a Montalcino e lasciato maturare per tre anni in botti di rovere. Si consiglia di servirlo a temperatura ambiente (18-20°) abbinato a cibi costituiti da carni sapide, selvaggina, formaggi stagionati, possibilmente stappando la bottiglia due o tre ore prima. Non essendo sottoposto a filtratura può formarsi del sedimento se conservato per lungo tempo in bottiglia.
Bottiglie prodotte 12.800.
Non filtrato.
•Al naso c’è una grande marmellata di prugna; già all’analisi olfattiva ci dice che non è un vino artefatto, bensì preparato seguendo antiche ricette e tradizioni
•Entra in bocca, espleta la funzione iperbolizzante del sangiovese grosso, cade seguendo la sua parabola discendente e finisce gradualmente
•Siamo nella vecchia Toscana dove non ci sono botti piccole; la bella prUgna che si percepisce al naso si conferma in bocca e si consolida in chiusura
•Abbinamento: tagliatelle di castagno c/ragù di cinghiale o cinghiale in umido (secchezza~succulenza, tendenza amarognola~tendenza dolce)
grazie Franco e grazie Silvana, i vostri complimenti mi lusingano e mi fanno veramente un gran piacere… saranno sicuramente uno stimolo ad impegnarci ancora di più per confermarci in futuro.
Ho risposto solo adesso perchè questi giorni di tempo buono erano da sfruttare in vigna, come dice Silvana.
Per quanto riguarda la partita, Wojciech, mi sembra che il passivo sia stato meno pesante (direi un paio di goal di scarto), ma è stata una piacevole serata per rilassarci e sdrammatizzare (meno male che non si è fatto male nessuno, a questa età).
oltre alla mia famiglia (è stata dura sopportarmi all’inizio dell’attività)devo ringraziare anche il nostro collaboratore Alessandro Dondi, grazie alle sue capacità ed al suo entusiasmo ci ha aiutato a sfruttare al meglio le potenzialità di quello che ritengo fondamentale per la riuscita di un grande sangiovese: il vigneto e la sua cura