
Altrove, su un blog che in questo giorno pare goda di una certa visibilità mediatica, mi sono occupato in questi giorni due volte di Prosecco. Intendiamoci, continuo a rimanere un modestissimo conoscitore (almeno lo dico chiaramente) e ancora un più modesto fan di quel vino popolarissimo, che merita il rispetto di tutti, me per primo, soprattutto per la capacità imprenditoriale e commerciale dell’intera filiera.
Però, da osservatore, di lungo corso, delle cose vinicole italiane, mi sono permesso, in sequenza, di fare due domande-osservazioni.
La prima – leggetela qui.
Quando fu decretato il “riconoscimento delle DOCG Conegliano Valdobbiadene e Colli Asolani, perché fu decisa la promozione allo status di Docg di due distinte ex Doc, la Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco e la Docg Colli Asolani o Asolo Prosecco?
Una denominazione più nota e affermata tra i consumatori italiani ed internazionali, ed una oggettivamente meno nota, alla ricerca di una definitiva consacrazione.
Mi sono chiesto: era proprio necessario, pur volendo salvaguardare la storicità ed il primato del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, dare vita a due Docg e non ad una sola?

Sono poi davvero così spiccate, in un vino dove la tecnica di produzione prevale spesso sul carattere territoriale, le differenze organolettiche tra i vini compresi nelle due diverse Docg?
Non sarebbe invece stato più ragionevole, se si fosse voluto fare un ragionamento strategico ad ampio respiro e non compiacere le logiche municipali e di campanile (secondo le quali Asolo ed i Colli Asolani vanno distinti da Conegliano e Valdobbiadene), dare invece vita ad un’unica grande Docg?

Perché non chiedere ad entrambe le Doc poi diventate Docg una rinuncia ai loro nomi per adottare, entrambe, un nome comune simbolico e di grande significato come Marca Trevigiana?
E non poteva forse essere un’alternativa praticabile un nome, che indica una realtà concreta già esistente, come Altamarca?
Sarebbe interessante conoscere il punto di vista del Consorzio Prosecco, dei produttori delle due Docg (finora abbiamo sentito solo l’opinione di un produttore della Docg Asolo), del direttore del Forum Spumanti d’Italia Luca Giavi, di Giampietro Comolli che l’ha diretto sino allo scorso anno, dei prosecchisti e dei vari fan del Prosecco. Docg e Doc.

In seconda battuta, riferendomi solo al Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg, mi sono chiesto, qui: ma non ci avevano detto che il Prosecco lo scorso anno era diventato leader mondiale “Asti e Prosecco (compreso il Valdobbiadene Conegliano Docg con circa 19 milioni di bottiglie) sono le bandiere tricolori e rappresentano il 67% delle bottiglie esportate”, che aveva colto al volo “il momento del calo dello Champagne con un inserimento in bar e ristoranti” per diventare “sempre più in auge, che aveva spezzato le reni allo Champagne guidando l’export di spumante?
E ho espresso un dubbio: allora i casi sono due: o qualcuno ha dato i numeri e ha raccontato balle, anzi, bollicine, oppure questo andamento del Prosecco, anche di quello più importante, prestigioso, ambizioso, anche nel prezzo, non è poi così irresistibile e trascinante ed il mondo non si picchia di certo per aggiudicarsi sino all’ultima bottiglia dell’arrembante Docg veneta.
Perché se così veramente fosse, si spiegherebbe a fatica il fatto che, non sotto Natale, ma ad inizio febbraio, nell’ambito di una campagna Esselunga valida da oggi 3 febbraio al 16 febbraio, un Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Docg, possa essere proposto, ai possessori della carta Fidaty, con lo sconto del 50% a soli 3,95 euro invece di 7,90.
Prosecchisti, esercito di aficionados del Prosecco, potete rispondere e aiutarci a capire?
p.s.
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