E’ sempre un grande dolore quando un uomo del vino se ne va, ma lo è ancora di più quando a lasciarci è un produttore che abbiamo conosciuto, di cui abbiamo apprezzato le idee ancor prima dei vini, e di cui magari abbiamo avuto il privilegio di essere amici.
Il mondo del vino, non solo quello piemontese, non solo la comunità del Barolo e dei vini di Langa di cui è stato autorevole esponente, è oggi in lutto per la scomparsa repentina e crudele, avvenuta ieri, di Teobaldo Cappellano, infaticabile polemista, avvocato delle cause perse e ancora per questo più degne di essere sostenute, perché difendere le proprie idee, soprattutto quando si sa che non hanno possibilità d’imporsi è ancora più giusto.
Chi sia stato Baldo, come tutti noi che l’abbiamo conosciuto e che gli abbiamo voluto bene, l’abbiamo sempre chiamato, è molto semplice dirlo, un vigneron di quelli veri di Langa, un uomo profondamente attaccato alla sua terra, alla sua storia, alle sue tradizioni, profondamente convinto che il vino fosse un’espressione tra le più alte dell’agire umano, un fenomeno di cultura, e non un mero prodotto industriale, riproducibile in serie e senza storia e dignità, com’è purtroppo diventato in questi anni.
In ogni momento del suo agire, che si è tradotto in incarichi (e conseguenti battaglie) all’interno del Consorzio del Barolo e Barbaresco, dell’Enoteca Regionale del Barolo, della comunità dei produttori di quell’universo speciale che è la Langa albese, del Gruppo, di cui è stato presidente, dei Vini Veri, del vino secondo natura, Teobaldo ha testimoniato questa profonda convinzione, con un impegno costante, che si è tradotto in idee, documenti, interventi, polemiche, perché per Baldo la polemica era ragione di vita, per affermare la grandezza e la nobiltà del fare vino con sincerità e onestà.
Battaglie fatte a difesa e tutela del mondo del Barolo, ma anche del vino tout court, come dimostra la partecipazione di Baldo, al mio fianco, lo scorso 3 ottobre a Siena, a quel dibattito sul Brunello di Montalcino, dove insieme avevamo cercato di sostenere l’identità storica del grande Sangiovese di Montalcino contro le idee di chi proponeva invece di trasformarlo profondamente e farlo diventare altra cosa. Una presenza di Baldo al mio fianco, in quella battaglia un po’ da Don Chisciotte, che mi aveva onorato e commosso, per la dimostrazione di amicizia che Teobaldo aveva voluto darmi scendendo appositamente a Siena insieme a suo figlio Augusto.
Non è il momento ora, lo sarà nei prossimi giorni, di ricordare, non di corsa come faccio ora in una fredda e triste mattinata che mi vede proprio a Montalcino, ma con più tempo ed in maniera ragionata, chi sia stato Cappellano e quale contributo abbia offerto, con la sua opera, con il suo impegno pubblico, con le sue idee, con il suo generoso non sottrarsi mai alla discussione, al dibattito e al discorso sul vino italiano di oggi, sulle sue contraddizioni e degenerazioni.
In questo momento, stringendoci ai suoi cari ed esprimendo loro le più sincere condoglianze, io, come tanti altri che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di apprezzare fortemente l’uomo prima che il vignaiolo, piango la scomparsa di un amico, di una persona per bene, di un galantuomo che ha onorato il suo lavoro ed il suo essere al mondo. Una scomparsa dolorosa, assurda, che ci lascia senza parole e rende il mondo, non solo quello variopinto e un po’ gaglioffo del vino, molto più triste e vuoto. Che la terra ti sia lieve caro Teobaldo, riposa in pace…