Leggo in questo articolo, pubblicato sul molto seguito portale Internet valtellinese Valtellina on line, che “della bresaola, d’estate non se ne può fare proprio a meno. Secondo l’Ivsi, Istituto valorizzazione salumi italiani, il consumo dei salumi nei mesi estivi aumenta del 30%. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati degli ultimi tre anni effettuata dall’Ufficio Economico dell’ASS.I.CA. Associazione Industriali delle Carni. Quando il caldo toglie la voglia di cucinare, i salumi sono il pasto ideale da portare sotto all’ombrellone o durante un pic nic.
La Bresaola della Valtellina IGP é il salume più consumato insieme ai prosciutti crudi e cotti. Le sue fette, bagnate con olio d’oliva e ricoperte di scaglie di parmigiano e rughetta, sono una delle portate tipiche dell’estate, per quanti vogliono rimanere leggeri pur non rinunciando al nutrimento e al gusto”.
Bene, da amico della Valtellina e da autentico fan della vera Bresaola, che acquisto, ad esempio, dal bravo macellaio Poretti di Tirano, giudico una bellissima cosa il successo della bresaola, di cui siamo tutti ghiotti, soprattutto di quella genuina.
Mi chiedo però quale motivo d’orgoglio si possa avere in Valtellina, a parte il ben oleato andamento del business correlato, ben sapendo, come aveva scritto anni fa su Enotime.it Francesco Arrigoni, e come avevo ripreso nel 2005 su LaVINIum, che il 90% e più della Bresaola della Valtellina viene prodotta con carne di zebù brasiliano e non, purtroppo, con manzi che pascolano liberamente in Valle…
In fondo l’unica ad essere veramente contenti di questo successo dovrebbe essere l’Associaçao Brasilieira dos Criadores de Zebu, che sul proprio sito Internet, ovviamente in portoghese, rivendica una “Dependencia da Europa da carne brasilieira e parla di “carne zebuína, sem gordura entremeada, para fazer “bresaola”, uma carne curtida, vendida fatiada nos supermercados”. Associazione brasileira che, ovviamente, sentitamente ringrazia…